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La prima mappa 2D del ghiaccio in una culla di pianeti

La prima mappa 2D del ghiaccio in una culla di pianeti

Individuato in un disco di gas e polveri attorno a una giovane stella

12 dicembre 2023, 10:39

Benedetta Bianco

ANSACheck

Rappresentazione artistica di un disco protoplanetario (fonte: NASA/JPL-Caltech) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica di un disco protoplanetario (fonte: NASA/JPL-Caltech) -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica di un disco protoplanetario (fonte: NASA/JPL-Caltech) - RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata disegnata la prima mappa 2D del ghiaccio presente all’interno di un disco di gas e polveri che circonda una giovane stella, dove ci sono diversi pianeti in via di formazione: si tratta della stella HH 48 NE, a circa 600 anni luce dalla Terra nella costellazione del Camaleonte. Il ghiaccio presente nei dischi di formazione dei pianeti non era mai stato mappato in dettaglio, un risultato ora reso possibile grazie alla straordinaria sensibilità del telescopio spaziale James Webb, di Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Canadese. Il successo ottenuto, pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics, si deve ad un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, con l’importante contributo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Catania.

Il ghiaccio è molto importante per la formazione dei corpi celesti: grazie ad esso, le particelle solide di polvere si raggruppano in frammenti più grandi, dai quali nascono poi pianeti e comete. Il ghiaccio, inoltre, contiene atomi di carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, fondamentali per la vita come la conosciamo. Finora, era impossibile osservare il ghiaccio presente nei dischi protoplanetari, un ostacolo ora superato grazie al Jwst, del quale si sono avvalsi i ricercatori guidati da Ardjan Sturm.

I dati raccolti dal telescopio, infatti, hanno permesso di distinguere la presenza di ghiaccio d’acqua, insieme a quello di anidride carbonica e di monossido di carbonio. Una delle scoperte più rilevanti dello studio riguarda il fatto che queste tre tipologie di ghiaccio risultano mescolate tra loro: ciò consentirebbe a quello di monossido di carbonio, più volatile rispetto agli altri, di mantenersi ghiacciato anche in regioni più vicine alla stella di quanto si pensasse in precedenza. Gli esperimenti realizzati nel Laboratorio di astrofisica sperimentale di Catania, inoltre, hanno permesso di individuare anche altre molecole, come il solfuro di carbonile, l’unica molecola contenente zolfo identificata fino ad oggi in un disco protoplanetario.

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