Le microplastiche che respiriamo si accumulano principalmente nel naso e in fondo alla gola. A indicarlo è uno studio guidato da ricercatori dell'Università di Tecnologia di Sydney e dell'Istituto Americano di Fisica e pubblicato sulla rivista Physics of Fluids: ha analizzato e simulato i movimenti all'interno delle vie respiratorie, di varie tipologie di minuscoli frammenti plastici come i PM2,5, di appena 2,5 millesimo di millimetro.
Si parla spesso di microplastiche nell'ambiente, in particolare nell'acqua e dei pericoli associati a questa tipologia di inquinanti prodotti dalla degradazione di elementi di plastica più grandi e che possono entrare più o meno facilmente nella catena alimentare fino a raggiungere l'uomo ma esistono microplastiche anche nell'aria. Si tratta di un quantitativo di particelle molto più ridotto rispetto alle polveri sottili prodotte principalmente da automobili, riscaldamenti e fabbriche ma la cui interazione con le vie aree conosciamo ancora poco.
Si tratta di particelle plastiche molto piccole che rientrano nella categoria dei PM2,5, con un diametro di 2,5 millesimi di millimetro (micron), che possono essere rilasciate ad esempio dall'attrito degli pneumatici o dalle pasticche dei freni. Lo studio ha analizzato i movimenti di varie tipologie di microplastiche, sia in condizioni di respirazione lenta che veloce, e i ricercatori hanno osservato che le particelle tendono a raccogliersi in punti specifici della cavità nasale e nell'orofaringe o nella parte posteriore della gola.
"La forma anatomica complessa e altamente asimmetrica delle vie aeree e il complesso comportamento del flusso nella cavità nasale e nell'orofaringe fanno sì che le microplastiche deviino dalla linea del flusso e si depositino in quelle aree", ha affermato Mohammad Islam, primo autore dello studio. Una scoperta che potrà aiutare a definire meglio i rischi connessi con questa forma di inquinamento dell'aria ancora poco noto.
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