Per la prima volta è stato osservato il cervello mentre reagisce a una sorpresa. Il risultato, ottenuto nei topi, apre la strada alla comprensione di nuovi meccanismi che regolano il più complesso degli organi e allo studio di nuovi aspetti alla base di alcuni disturbi, come l'autismo. A realizzare lo studio, monitorando l’attività cerebrale durante l’ascolto di suoni, è stato il gruppo dell’Università di Basilea diretto da Tania Barkat, la ricerca è pubblicata sulla rivista Science Advances.
La sorpresa è uno dei motori della curiosità umana, molto sviluppata nei bambini e che va a diminuire negli adulti. Questi ultimi, infatti, a accumulando esperienza nel tempo, vengono più difficilmente sorpresi da quel che ascoltano o vedono. Si ritiene che il senso di sorpresa serva a provocare una sorta di reazione immediata, soprattutto per rispondere a situazioni di pericolo, per questo le reazioni tendono a ridursi quando quello stimolo si ripete più volte.
E' come se venisse generata una sorta di classifica di priorità: uno stimolo non più capace di sorprendere non innesca più una reazione energeticamente costosa. Per cercare di capire cosa succede nei nostri cervelli quando ascoltiamo qualcosa di inatteso, i ricercatori svizzeri hanno analizzato un gruppo di topi a cui è stata monitorata l’attività cerebrale mentre si facevano loro ascoltare diversi tipi di suoni, fra i quali alcuni strani e inattesi all’interno di una serie regolare.
E' emerso così che a reagire maggiormente è la zona del sistema nervoso nota come collicolo inferiore, situata all'inizio del percorso dal nervo uditivo alla corteccia uditiva già negli individui di 20 giorni, mentre negli individui più adulti, si registrano risposte anche nel talamo uditivo, e infine, solo a partire dai 50 giorni lo stimolo coinvolge anche la corteccia uditiva primaria.
Secondo i ricercatori un ruolo chiave nello sviluppo della risposta di sorpresa è giovato dall'esperienza, come se il cervello, e in particolare la corteccia cerebrale, durante la crescita sia in grado di formare un’immagine interna del mondo, che poi confronta con gli stimoli esterni. Tutto ciò che non corrisponde a questa ‘visione del mondo’ è una sorpresa. “Tuttavia – ha aggiunto Barkat – senza l'esperienza con i suoni, la corteccia cerebrale di questi topi non è in grado di sviluppare un simile modello del mondo”.
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