E' nel sistema immunitario la chiave per capire perché alcune persone non si ammalano quasi mai, mentre altre sono spesso vittima di infezioni e infiammazioni. Le difese dell'organismo avrebbero infatti una forza intrinseca, una capacità di resilienza che non dipende dall'età e che sembrerebbe più comune nelle donne. Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la scoperta è il primo passo verso una prevenzione personalizzata, che in un futuro ancora lontano permetterebbe di aiutare il sistema immunitario a reagire alle malattie. Allo studio, coordinato da Sunil Ahuja, dell'Università del Texas a San Antonio, l'Italia ha partecipato in modo importante, grazie al patrimonio di dati genetici del progetto SardiNIa. Hanno collaborato l'Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche a Monserrato (Cagliari), con Edoardo Fiorillo e Valeria Orrù, e l'Università di Sassari, con Francesco Cucca.
Oltre ai dati della Sardegna, sono stati raccolti dati negli ospedali e nelle prostitute africane: complessivamente oltre 48.000 individui. Altri dati vengono da modelli animali, compresi i primati. L'analisi di tutto questo materiale ha permesso di scoprire che "esiste un equilibrio immunologico", ha detto Fiorillo all'ANSA. A bilanciarlo sono due tipi di cellule immunitarie: i linfociti CD4 e CD8. "E' importante non solo il loro numero, ma il rapporto che esiste fra loro", osserva l'esperto. "Danno l'idea di quanto il sistema immunitario stia bene". In alcuni casi l'equilibrio "può venire alterato dalle malattie e perdere colpi con l'invecchiamento, ma può anche essere resiliente, ossia può resistere a impatti con fattori esterni e mostrare una facilità a ricostituire le difese".
Quest'ultima caratteristica non ha età: è possibile che bambini o giovani adulti siano continuamente soggetti a infezioni e che persone in anziane mostrino invece una maggiore resistenza. I dati indicano inoltre che la resilienza immunitaria è più comune nelle donne e che chi ha difese immunitarie più forti guarisce più rapidamente.
"Il prossimo passo della ricerca sarà individuare altri fattori dell'equilibrio: oltre alle cellule, potremo considerare le molecole che hanno la funzione di mediatori dell'immunità", ha detto Fiorillo. In seguito si dovranno studiare i fattori genetici che regolano cellule e molecole immunitarie: "bisognerà scoprirli" e l'Italia, con la Sardegna, potrebbe avere un ruolo di primo piano. L'obiettivo è raccogliere dati su 100.000 persone, ma servono fondi: circa 20 milioni di euro solo per i reagenti. "In altri Paesi i governi stanno già finanziando ricerche analoghe, ma in Italia questo non accade. Alcune idee le abbiamo solo noi, ma gli altri si stanno muovendo", ha detto il ricercatore.
E' una strada che vale la pena percorrere perché riuscire a trovare i fattori che determinano la resilienza del sistema immunitario potrebbe permettere, in futuro, di rendere le diagnosi più precise, di poter prevedere il decorso delle malattie. In generale, potrebbe diventare possibile aiutare chi ha un'immunità meno resiliente di reagire alle malattie in modo efficiente e, ingenerale, di vivere più a lungo.
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