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Un adolescente su 4 si finge maggiorenne su social e rete

Esperti e Forze ordine ritenuti migliori 'informatori' su rischi

Redazione ANSA

Esperti della materia e Forze dell'ordine. Sono queste le figure che gli adolescenti italiani ritengono più appropriate per dare informazioni sui rischi della rete e su come utilizzarla in modo prudente. Il dato emerge dall'indagine 'Adolescenza e Socialità', realizzata dalla Società Italiana di Medicina dell'Adolescenza (SIMA) e dall'Associazione Laboratorio Adolescenza, che rivela pure come 1 adolescente su 4 sui social dichiari, mentendo, di essere maggiorenne.

Le figure considerate più appropriate per svolgere questo compito - secondo gli stessi adolescenti - sono dunque 'esperti della materia' e Forze dell'ordine (48,5%). Più dei genitori (indicati dal 35%) e, soprattutto, più degli insegnanti, indicati dal 7,6%, superati anche dagli 'amici' (7,8%). Nella pratica, però, sono proprio i genitori (87%) e gli insegnanti (775) ad essere coloro che hanno fornito ai ragazzi le informazioni a riguardo.

In ogni caso, la quasi totalità degli adolescenti intervistati (95%) afferma di essere stato in qualche modo informato dei rischi legati alla navigazione in Internet e ai social e 3 adolescenti su 4 dichiarano di conoscere gli strumenti che i social mettono a disposizione per tutelare la privacy. Il problema è che all'atto pratico il 60% non utilizza questi strumenti o li utilizza poco.

Ma, ancora peggio, volendo entrare in quei social che pongono barriere di età, circa il 25% ha dichiarato di aver indicato un'età che faccia apparire maggiorenne. E sono proprio i 'finti maggiorenni' ad usare molto di più i social, con differenze significative per Snap Chat (48% vs 27%) e Instagram (81% vs 73%). Ma anche ad utilizzare meno gli strumenti per tutelare la privacy (64% vs 46%). L'utilizzo dei social è anche molto maggiore tra i ragazzi delle aree metropolitane, e tra questi la percentuale di chi ha iniziato a frequentare i social dagli 11 anni in giù sale (rispetto ai piccoli centri) del 14%. Nelle grandi città a non usare gli strumenti per la tutela della privacy sono più del 60% contro il 49% nei piccoli centri.

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