Da qui al 2030 usciranno dal Servizio
sanitario nazionale per andare in pensione 78.252 dei 227.921
medici attualmente operativi, con un apice della gobba
pensionistica che viene raggiunto già quest'anno per i medici di
Medicina Generale, nel 2025 per gli ospedalieri e gli
specialisti ambulatoriali. Poi la curva inizia a scendere. È
adesso, infatti, che mancano gli specialisti e i medici di
medicina generale, senza considerare anche che quasi 40mila
medici sono all'estero, la maggior parte specializzati in
Italia. Nel futuro, invece, ci saranno più specialisti di quanti
andranno in pensione, con oltre 19mila medici pronti a
specializzarsi e meno della metà che andranno in pensione al
2034. Il rischio è di avere fra 10 anni 32mila medici in più
rispetto al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale andando
a formare una "pletora medica che rischia di essere fuori
controllo" da un punto di vista dell'imbuto lavorativo.
Questo l'allarme lanciato dalla Fnomceo, la Federazione
nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri,
che ha presentato i dati elaborati dal Centro Studi e presentati
da Antonio Magi, componente del Comitato Centrale, nel corso
della Conferenza Stampa dell'Osservatorio giovani professionisti
Fnomceo sull'accesso a Medicina.
"Serve una seria programmazione", l'appello della Fnomceo
perchè lo Stato "da qui a 10 anni deve sapere di quanti medici
ha bisogno, di quanti cardiologi, ortopedici, chirurghi,
anestesisti".
"Possiamo mettere tutti i milioni sulle liste di attesa ma -
ha detto il presidente Fnomceo, Filippo Anelli - se non
interveniamo sull'origine del problema, il tetto del 2004, non
si risolvono. La preoccupazione è che aumenti la spesa. La
soluzione è rivedere gli standard, tra questi quanti specialisti
servono per posto letto, così si può fare una buona
programmazione sul numero degli specialisti che servono e quindi
una buona formazione".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA