Più di mille preparati anatomici, la maggioranza dei quali conservati in formalina, e poi tavole, fotografie e documenti. Questi i risultati di un lungo lavoro di censimento e catalogazione dei materiali del Museo Anatomico "Eugenio Morelli" dell'Ospedale Forlanini di Roma, presentati ieri, presso la sede dell'Accademia Lancisiana. Un pezzo di storia dell'arte sanitaria, su cui poggiano i tesori dell'anatomia, che resta però ancora inaccessibile al pubblico.
"Un materiale che rischia di andare in rovina se in futuro non se ne garantisce un'adeguata conservazione - spiega la responsabile dei lavori, Rosa Vaccaro del Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche Medico Legali e dell'Apparato Locomotore, Sapienza Università di Roma -. Il mio lavoro è parte di un progetto di collaborazione tra Sapienza, Università di Roma e la Direzione Generale dell'Ospedale S. Camillo. Il Museo ospita più di mille preparati anatomici, la maggioranza dei quali è conservata in vaso contenente formalina. Si tratta di preparati umani di eccezionale valore anche storico. Vi è poi un ampio corredo di tavole e modelli, anche in cera, di pregiatissima fattura".
Il Museo, chiuso da anni, ha una superficie di circa 1200 metri quadrati articolata in 4 sezioni principali: anatomia umana normale, anatomia patologica, anatomia radiologica e anatomia chirurgica. Fondato da Eugenio Morelli nel 1941, nella sede ospedaliera Carlo Forlanini, originariamente "Istituto Benito Mussolini", nella prima metà del secolo scorso era un centro di eccellenza per il trattamento della tubercolosi, sede di convegni internazionali che hanno ospitato premi Nobel come Selman Abraham Waksman, James Watson e Alexander Fleming.
"Il Museo è parte di un progetto educativo voluto da Morelli non solo per la formazione del personale medico, ma anche di tutto il personale sanitario - spiega il cardiologo Alessandro Boccanelli, accademico Lancisiano-. È un enorme patrimonio che deve essere preservato, conservato e tramandato. E' necessario sensibilizzare le Istituzioni e l'opinione pubblica. L'ideale, sarebbe trasferire altrove il museo e magari trovare un accordo con La Sapienza, o nuova Università che si prenda carico della collezione che ha ancora un'enorme valenza didattica e che altrimenti rischia di andare in fumo", conclude.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA