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Medico non vaccinato, 'Rientro a testa alta, non sono un untore'

'Pronto a tornare in ospedale. Vaccini Covid un'operazione politica'

(di Manuela Correra) ROMA

 "Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente. I vaccini anti-Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perchè convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare il contagio. I dati dimostrano infatti che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmente". A parlare, in un'intervista all'ANSA, è Dario Giacomini, radiologo 46enne non vaccinato che si prepara a rientrare all'ospedale-Ulss 8 di Vicenza, dove lavorava prima della sospensione per mancata ottemperanza all'obbligo vaccinale. Soprattutto nell'ultimo periodo, avverte, "si sta instillando odio verso i sanitari non vaccinati, si tratta di una pericolosa furia ideologica che potrebbe avere conseguenze gravi".

"Sono stato sospeso a luglio dello scorso anno ma a breve rientrerò al lavoro visto il decreto approvato dal Cdm che sospende l'obbligo vaccinale dall'1 novembre. Finalmente - afferma - come tanti altri cittadini per cui l'obbligo è scaduto invece lo scorso 15 giugno, potrò tornare al mio posto". Varie le ragioni alla base della scelta di non vaccinarsi: "Da subito ho espresso perplessità circa la capacità del vaccino di impedire la trasmissione del contagio da virus SarsCoV2. I documenti delle stesse aziende farmaceutiche non confermavano questo punto. Inoltre resta aperto il capitolo sugli eventuali eventi avversi nel medio e lungo periodo, con studi che sono ancora in corso. Quindi, per un principio di precauzione ho deciso di non vaccinarmi e ho contestato il divieto di esercitare la mia professione, perchè questo lede il diritto al lavoro per una scelta di salute personale". Inoltre "è mancato, a mio parere, un vero dibattito scientifico, mentre è prevalso un atteggiamento oltranzista e impositorio". Giacomini tiene però a precisare di "non essere contrario ideologicamente alla vaccinazione come principio di sanità pubblica, perchè tutti siamo stati vaccinati con altri tipi di vaccini; tuttavia in questo caso mi è sembrata più un'operazione politica che sanitaria. Infatti il vaccino, pur prevenendo le formi gravi di malattia a livello del singolo - rileva - non previene la diffusine del contagio, neppure con le tre dosi e neppure negli ospedali, dunque questi sono argomenti pretestuosi ed i medici sono equiparabili qualunque sia il loro stato vaccinale". Al contrario, "gli ospedali erano in forte difficoltà a fronte di un'assente gestione sul territorio della pandemia e quindi si è pensato che la vaccinazione coatta potesse essere la soluzione, ma è stata un'imposizione politica legata in primis ad una sbagliata gestione della pandemia ed i medici non vaccinati sono stati la valvola di sfogo".

Ed ancora: "Sono stato in ospedale per oltre un anno, quando il vaccino non c'era ancora - racconta - a contatto con pazienti Covid, e ho visitato tantissime persone anche non infette, ma non ho contagiato nessuno. Questa è la dimostrazione che si può comunque lavorare, pur in presenza del Covid - argomenta - assumendo ovviamente dei comportamenti prudenti e tutelandosi con presidi protettivi. D'altronde le malattie infettive, anche più letali del Covid, sono sempre esistiti e le abbiamo combattute anche quando non c'era lo strumento vaccino. Dunque è assurdo essere puniti sulla base della scelta di fare o meno il vaccino". Inoltre ora, sostiene, "si stanno discriminando i medici non vaccinati, come se la loro professionalità ne fosse intaccata". E' questo un aspetto che Giacomini definisce "pericoloso": "Si sta instillando l'odio nei cittadini e si stanno additando dei medici dicendo che vanno evitati, ma sono gli stessi che fino a quando non sono stati sospesi hanno curato e salvato delle vite. Nel mondo ci sono milioni di sanitari non vaccinati. In Italia si sta creando una furia ideologica molto rischiosa". Quanto alla polemica sull'opportunità di far rientrare i sanitari non vaccinati nei reparti più a rischio come le terapie intensive, "da sempre in questi reparti ci sono strumenti operativi di protezione per evitare che si possa danneggiare il paziente, a prescindere dalla pandemia di Covid". Insomma, "ora torno in ospedale, contento di poter dare di nuovo il mio contributo per la salute dei pazienti con cui - conclude Giacomini - continuo a battermi anche con la mia associazione 'Contiamoci - per la libertà di scelta terapeutica', che raccoglie sanitari e liberi cittadini". 

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