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Aifa, nel 2020 -18% uso antibiotici, maggior calo durante il lockdown

A 3 persone su 10 almeno 1 prescrizione, più per bimbi e over 85. Cala nel 2021 l'uso di Azitromicina

Redazione ANSA ROMA

Nel 2020 il consumo complessivo di antibiotici in Italia è stato pari a 17,7 dosi ogni mille abitanti al giorno, con "una forte riduzione rispetto al 2019", pari a -18,2%. In tutti i mesi del 2020 consumi minori rispetto al 2019, ma il calo è stato più evidente nel periodo aprile-giugno (caratterizzato dal lockdown) e a dicembre (mese del blocco degli spostamenti tra regioni). A riceverne di più sono i bambini tra 2 e 5 anni, fascia in cui circa un su 3 riceve almeno una prescrizione di antibiotici nel corso dell'anno, e gli over 85. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto nazionale 2020 sull'Uso degli antibiotici in Italia, presentato oggi dall'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa).

 Nel 2020 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni paziente è stato in trattamento per circa 14 giorni nel corso dell'anno, con una prevalenza d'uso che aumenta all'avanzare dell'età, superando il 50% nella popolazione over 85. Oltre agli anziani, grandi consumatori di antibiotici sono i più piccoli: nel 2020 il 26,2% della popolazione italiana fino ai 13 anni ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una media di 2 confezioni per ogni bambino trattato: nel 2019 era il 40,9%.

Con 692,1 milioni di euro gli antibiotici hanno rappresentato il 3% della spesa a carico del Servizio sanitario nazionale. Che si trattasse di antibiotici venduti in farmacia in regime di assistenza convenzionata o di quelli acquistati dagli ospedali, quasi l'80% delle dosi totali è stato erogato dalla sanità pubblica, (-21,7% rispetto al 2019).

L'uso dell'antibiotico azitromicina, utilizzato durante il primo anno della pandemia per pazienti Covid, ha visto un'impennata nel 2020 e in particolare nel primo semestre, con consumi schizzati verso l'alto soprattutto per gli acquisti da parte degli ospedali al Nord Italia, ma si è poi andato riducendo. Tanto che, nel primo semestre 2021, i consumi hanno registrato "una tendenza in riduzione rispetto allo stesso periodo del 2020". E' quanto emerge dal Rapporto nazionale 2020 sull'Uso degli antibiotici in Italia, presentato oggi dall'Agenzia Italiana del farmaco (Aifa).

 Come già sottolineato in precedenza da Aifa, per agli acquisti diretti (ovvero la spesa farmaceutica ospedaliera) nel primo semestre 2020 sono stati registrati notevoli incrementi nell'uso di azitromicina rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, più elevati al Nord (+192%) e al Sud (+145,6%) rispetto al Centro (+69,1%), a cui si aggiungono quelli registrati nel secondo semestre 2020.

 Nell'ambito dell'assistenza convenzionata l'azitromicina è l'unico principio attivo, insieme alla fosfomicina, per cui i consumi complessivi del 2020 non sono diminuiti rispetto al 2019. L'analisi dell'acquisto privato mostrava un incremento del 33,3% rispetto al 2019. L'aumento dei consumi di azitromicina, "può essere spiegato dal fatto che nelle prime fasi dell'epidemia alcune evidenze ne riportavano l’azione nel modulare la risposta infiammatoria nei pazienti con malattie polmonari infiammatorie". A partire dal 9 aprile 2020, Aifa, dopo aver valutato le evidenze disponibili, ha stabilito che l'uso di tale antibiotico per indicazioni diverse da quelle registrate "doveva essere considerato esclusivamente nell’ambito di studi clinici randomizzati e in caso di eventuali sovrapposizioni batteriche". 

(ANSA).
   

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