Nel mondo almeno 630 milioni di donne
e bambini, l'8% della popolazione mondiale, non riescono ad
accedere ai servizi essenziali per la salute a causa di
conflitti armati, una cifra in costante aumento dal 2010. Lo
affermano una serie di studi pubblicati dalla rivista Lancet.
Nel 2017, ultimo anno preso in considerazione, una donna su
dieci e un bimbo su sei nel mondo erano rifugiati o vivevano a
meno di 50 chilometri da una zona di conflitto, un terzo delle
quali erano in Pakistan, Nigeria e India. In queste aree,
spiegano gli esperti, il rischio di morte per cause non legate
alle violenze cresce di tre volte per le donne e del 25% per i
bambini. Tra il 1995 e il 2015 sono morti in queste zone circa 7
milioni di neonati e 10 milioni di bambini sotto i 5 anni.
"Queste stime - commenta Zulfiqar Bhutta del Centre for
Global Child Health di Toronto, uno degli autori - forniscono
una prova schiacciante dell'enorme peso indiretto che le guerre
moderne provocano, in termini di malattie infettive prevenibili,
malnutrizione, violenza sessuale e salute mentale precaria, così
come di distruzione dei servizi di base, dall'accesso all'acqua
alle strutture mediche".
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