Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

E' possibile inserire un impianto con poco osso

E' possibile inserire un impianto con poco osso

Risponde il professor Landi, presidente eletto SIdP

22 ottobre 2019, 15:10

Redazione ANSA

ANSACheck

Il professor Luca Landi, presidente eletto SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il professor Luca Landi, presidente eletto SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il professor Luca Landi, presidente eletto SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

È possibile inserire un impianto dentale anche quando c’è poco osso a disposizione ? Uno dei limiti maggiori all’inserimento di un impianto dentale resta ancora oggi l’indisponibilità di un adeguato volume di osso a livello del sito edentulo, a causa dei processi di riassorbimento e rimodellamento osseo che precedono, accompagnano e seguono la perdita di un dente. Si tratta tuttavia di un limite in molti casi superabile grazie a tecniche chirurgiche utili per incrementare il volume osseo deficitario. Tra le tante a disposizione le più diffuse sono: il rialzo del pavimento del seno mascellare, gli aumenti di volume osseo orizzontali o verticali che utilizzano vari tipo di innesti ossei e/o di membrane riassorbibili e non. Gli innesti ossei, sotto forma di particolato o di blocchi, possono essere ottenuti prelevandoli dal paziente stesso o derivare da sostituti di osso di origine animale, umana o sintetica. Tali procedure hanno mostrato ottimi risultati, testimoniati dalle elevate percentuali di sopravvivenza nel tempo degli impianti inseriti nelle sedi rigenerate (Sanz-Sánchez et al. 2015; Corbella et al. 2015; Elnayef et al. 2017). Esse non sono tuttavia prive di complicanze e disagi. Trattandosi di procedure chirurgiche aggiuntive determinano un aumento dell’invasività chirurgica e un decorso post-operatorio più impegnativo rispetto alla sola procedura di inserimento implantare. Un’interessante alternativa alle procedure chirurgiche di incremento osseo, può essere rappresentata dall’utilizzo di dispositivi (quali impianti di dimensioni ridotte) e tecniche chirurgiche (quali il posizionamento inclinato degli impianti o l’utilizzo di un ridotto numero di impianti) che mirano a sfruttare il ridotto volume osseo presente o a “bypassare” siti atrofici utilizzando siti adiacenti o distanti idonei ad ancorare gli impianti. L’utilizzo degli impianti corti, ad esempio, rappresenta un’interessante alternativa clinica, con risultati incoraggianti e comparabili a quelli ottenuti utilizzando impianti più lunghi inseriti in sedi sottoposte a incremento osseo (Nisand 2015). Analogamente, in alcune situazioni anatomiche è possibile ricorrere all’inserimento di solo quattro impianti, di cui i due posteriori inclinati, per poter evitare strutture anatomiche quali il seno mascellare ed il canale mandibolare e sfruttare l’ancoraggio offerto dall’utilizzo di impianti più lunghi. Questa tecnica chirurgica permette di ampliare il ventaglio di possibilità per una soluzione implanto-protesica anche in casi di ridotto volume osseo evitando, nel contempo, il ricorso a tecniche chirurgiche rigenerative (Del Fabbro 2012; Mericske-Stern R 2014). E’ importante ricordare tuttavia come ognuna di queste alternative terapeutiche rappresenti una deviazione dai protocolli “tradizionali” sui quali abbiamo dati solidi e affidabili. E’ bene sottolineare che per tutte queste tecniche alternative possediamo, ad oggi, dati che, seppure molto incoraggianti, sono relativi soltanto al breve/medio termine. Ognuna di esse è caratterizzata da vantaggi e svantaggi, così come da precise indicazioni e controindicazioni cliniche. Soltanto il consulto con un odontoiatra che si occupi specificamente di implantologia osteointegrata potrà consentire di individuare la scelta terapeutica più idonea in relazione alle specifiche caratteristiche ed esigenze di ogni singolo paziente. Sanz-Sánchez I, Ortiz-Vigón A, Sanz-Martín I, Figuero E, Sanz M. Effectiveness of Lateral Bone Augmentation on the Alveolar Crest Dimension: A Systematic Review and Meta-analysis. J Dent Res. 2015 Sep;94(9 Suppl):128S-42S. Elnayef B, Monje A, Gargallo-Albiol J, Galindo-Moreno P, Wang HL, Hernández-Alfaro F. Vertical Ridge Augmentation in the Atrophic Mandible: A Systematic Review and Meta-Analysis. Int J Oral Maxillofac Implants. 2017 Mar/Apr;32(2):291-312. Corbella S, Taschieri S, Del Fabbro M. Long-term outcomes for the treatment of atrophic posterior maxilla: a systematic review of literature. Clin Implant Dent Relat Res. 2015 Feb;17(1):120-32. Nisand D, Picard N, Rocchietta I. Short implants compared to implants in vertically augmented bone: a systematic review. Clin Oral Implants Res. 2015 Sep;26 Suppl 11:170-9. Del Fabbro M, Bellini CM, Romeo D, Francetti L. Tilted implants for the rehabilitation of edentulous jaws: a systematic review. Clin Implant Dent Relat Res. 2012 Aug;14(4):612-21. Mericske-Stern R, Worni A. Optimal number of oral implants for fixed reconstructions: a review of the literature. Eur J Oral Implantol. 2014 Summer;7 Suppl 2:S133-53.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza