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Le gengive si ritirano? Il problema è come si lavano i denti

Le gengive si ritirano? Il problema è come si lavano i denti

Spazzolare poco o troppo forte, danno può richiedere chirurgia

ROMA, 12 febbraio 2018, 15:29

Redazione ANSA

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Le gengive si ritirano? Il problema è come si lavano i denti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le gengive si ritirano? Il problema è come si lavano i denti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le gengive si ritirano? Il problema è come si lavano i denti - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Spazzolare male i denti o al contrario essere troppo zelanti nel farlo sono due abitudini potenzialmente pericolose per la salute delle gengive; queste, infatti, possono essere danneggiate sia dall'accumulo di placca (tipico di chi spazzola poco), sia dall'azione meccanica esagerata durante lo spazzolamento, sino a ritirarsi lasciando scoperta la radice del dente e 'rovinando il sorriso'. Il danno può essere così grave da richiedere un intervento chirurgico.
    Lo spiega all'ANSA Raffaele Acunzo dell'Università Statale di Milano (Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Dentali). Acunzo ha di recente pubblicato un lavoro sul Journal of Periodontology coordinato da Giulio Rasperini, docente presso lo stesso dipartimento e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, e dedicato proprio a questo problema e alle tecniche chirurgiche oggi in uso per risolverlo.
    IL PROBLEMA Il ritiro della gengiva (indicato dai dentisti come recessione gengivale) è un problema molto diffuso, spiega Acunzo: a seconda della popolazione analizzata si stima interessi dal 30 al 100% degli individui. Negli USA, circa il 58% degli over-30 presenta recessioni gengivali maggiori di un millimetro, in media il 22,3% dei denti ne risulta colpito.
    Diffusione e gravità del problema tendono ad aumentare con l'età del paziente.
    LE CAUSE L'origine della recessione gengivale è fondamentalmente di natura infiammatoria (legata quindi alla placca batterica) o traumatica (legata all'atto dello spazzolamento). "Ultimamente stiamo osservando la comparsa del problema anche nei pazienti che hanno un piercing labiale che può determinare traumatismo sul tessuto gengivale - spiega l'esperto; e in pazienti suscettibili dopo il trattamento con un apparecchio ortodontico". In ogni modo, la cattiva igiene orale o lo spazzolare con troppa forza restano le due cause principali, ribadisce Acunzo.
    LA TERAPIA La terapia della recessione gengivale inizia quindi con controllo e eliminazione di queste abitudini scorrette, solo successivamente il paziente può essere sottoposto a una procedura chirurgica (chirurgia mucogengivale) per riposizionare correttamente il margine della gengiva.
    L'intervento consiste nella ricostruzione del tessuto gengivale al di sopra delle radici dentali scoperte; si esegue utilizzando il tessuto gengivale del paziente (prelevato dalle zone adiacenti e/o dal palato) o alternativamente si fa uso di biomateriali riducendo il discomfort post-operatorio per i pazienti. La chirurgia muco-gengivale oggi è un intervento molto richiesto dai pazienti stessi, prevalentemente per ragioni estetiche, soprattutto se le gengive che si ritirano sono quelle dei denti del "settore frontale del sorriso".
    LA RICERCA Il lavoro pubblicato sul Journal of Periodontology ha coinvolto 60 pazienti su cui era stata eseguita la chirurgia.
    "Nello studio - racconta Acunzo - dopo l'intervento chirurgico abbiamo insegnato a 30 dei pazienti coinvolti a usare lo spazzolino manuale con setole morbide e, agli altri 30, a usare lo spazzolino elettrico roto-oscillante (che ruota e pulsa allo stesso tempo). A distanza di sei mesi dalla chirurgia si è visto che la recessione gengivale si ripresentava più frequentemente nei pazienti che avevano usato lo spazzolino manuale, rispetto a coloro che avevano usato quello roto-oscillante"; questo perché lo spazzolino elettrico coi suoi movimenti rotatorio e pulsante rimuove meglio la placca e riduce il rischio di traumi gengivali. Lo studio non vuole demonizzare lo spazzolino manuale ma evidenziarne quelle che sono le criticità, conclude Acunzo.
   

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