(ANSA) - ROMA, 24 APR - Esiste un legame tra lo smog e la
diffusione della pandemia, ma l'alta densità abitativa potrebbe
avere un ruolo decisivo nella diffusione dei contagi registrata
in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Lo dimostra uno studio
italiano di esperti della Società Italiana di Allergologia, Asma
e Immunologia Clinica (SIAAIC), in via di pubblicazione su
Respiration.
I dati evidenziano che, in aree ugualmente inquinate, i
contagi sono significativamente differenti, e che alla base
delle discrepanze vi è probabilmente una diversa densità di
popolazione: dove tante persone vivono vicine, il virus può
circolare molto di più e i contagi crescono, indipendentemente
dallo smog.
Lo studio ha analizzato i dati delle infezioni da SARS-CoV-2
nelle province di Bergamo, Brescia e Verona in relazione alla
densità di popolazione e alle registrazioni dei livelli di
particolato PM10 da dicembre 2019 a febbraio 2020, in un periodo
cioè in cui non c'erano restrizioni alla circolazione e alla
produzione industriale.
"A Brescia e Verona sono stati registrati livelli di smog
simili, mentre l'aria di Bergamo è risultata significativamente
migliore: i malati di coronavirus sono stati però molto più
numerosi a Bergamo e Brescia, l'impatto a Verona è stato
decisamente minore" spiega Gianenrico Senna, Presidente SIAAIC,
responsabile del Centro Asma e Allergie del Policlinico
Universitario di Verona e coordinatore dell'indagine.
"Diversa e direttamente correlata al numero di casi di
Covid-19 è invece la densità di popolazione - prosegue Senna -,
maggiore a Bergamo città (3029 abitanti per chilometro quadrato,
405 in provincia), intermedia a Brescia (2198 abitanti per
chilometro quadrato in città, 265 in provincia) e inferiore a
Verona, specialmente in città dove, benché il totale della
popolazione sia maggiore, gli abitanti sono meno 'vicini'. I
veronesi sono infatti più del doppio dei bergamaschi, ma la
densità di popolazione è di 1.297 abitanti per chilometro
quadrato, quasi un terzo". (ANSA).