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Alzheimer, senso solitudine può essere tra i primi segnali

Studio, compare prima di deficit cognitivi rilevabili

Redazione ANSA

La solitudine e il senso di esclusione possono essere un sintomo importante che anticipa la comparsa dell'Alzheimer negli anziani. Lo ha verificato uno studio del Brigham and Women's Hospital di Boston, pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry. Le placche di proteina beta-amiloide che si formano nel cervello, tipiche della malattia, sono infatti presenti in maggior quantità negli anziani che riportano di sentirsi soli, ma che non mostrano ancora deficit cognitivi clinicamente rilevabili.
    La solitudine potrebbe essere quindi associata ai primi cambiamenti provocati nel cervello dall'Alzheimer, prima ancora del peggioramento delle funzioni cognitive. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori guidati da Nancy Donovan, hanno studiato con la pet il cervello di 79 anziani, apparentemente sani, con un'età media di 76 anni. Poi hanno fatto un test per verificare quanto ciascuno si sentisse solo; dopo aver controllato altri fattori di rischio (età, sesso, genetica, depressione, ansia, relazioni sociali e status socio-economico), hanno osservato che le persone con Alzheimer allo stadio pre-clinico (cioè prima che la malattia si manifesti con i suoi sintomi classici) si sentono 7,5 volte più sole rispetto a chi non ha nessuno dei primi segnali della demenza.
    ''La solitudine può essere un sintomo neuropsichiatrico importante per la malattia allo stadio preclinico - scrivono i ricercatori -. I prossimi studi potranno concentrarsi sulla neurobiologia della solitudine negli anziani per migliorare la diagnosi dell'Alzheimer''. Ma per Nicola Ferrara, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg), ''l'associazione fatta nello studio non indica un nesso di causalità - rileva - e questa ricerca non ci permette di arrivare a conclusioni con immediate ricadute''.
   

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