Il film 'Ho sposato mia madre',
commedia diretta e prodotta da Domenico Costanzo, che affronta
il tema dell'Alzheimer e in parte ambientato a Firenze, con
molti dei protagonisti che hanno origini e collegamenti con la
Toscana, e' stato presentato al Media Center 'Sassoli' .
Alla conferenza stampa sono intervenuti il vicepresidente
del Consiglio regionale Stefano Scaramelli, il presidente della
commissione Sanità, Enrico Sostegni, il consigliere Maurizio
Sguanci, il regista e produttore del film Domenico Costanzo, il
coproduttore e co-distributore Tony Civino e l'attore
protagonista Nicola Pecci. "Abbiamo voluto presentare il film in
Consiglio regionale - ha detto Scaramelli - per il suo messaggio
d'amore e per come descrive le persone che soffrono per una
delicata malattia. Crediamo giusto sostenere una produzione
toscana dedicata ad un tema così importante e profondo".
"Un film importante che affronta un tema che coinvolge molte
famiglie in Toscana - ha sottolineato Sostegni - e che riguarda
un percorso nella malattia, dove la persona perde le sue
capacità cognitive. Il rapporto dei familiari con la persona
malata di Alzheimer è drammatico, ma anche ricco di sentimenti.
Nel film questo rapporto viene raccontato molto bene e si
riaccende un faro su questa malattia, portando l'attenzione
sulla demenza che colpisce molti, indagando sui temi della
ricerca. Vorrei ricordare che in Toscana sono molte le strutture
dedicate ai malati di Alzheimer sia per l'assistenza alle
famiglie che per la cura delle persone".
"Un film di grande valore - ha evidenziato Sguanci - in
Italia i malati di demenza senile sono oltre un milione e i
familiari coinvolti sono oltre tre milioni. Di fronte
all'Alzheimer oggi non ci sono cure, una malattia devastante per
chi la vive, ma anche per le persone che gli sono accanto. Un
film che racconta una storia vera e lo fa benissimo, il regista
racconta la storia di sua madre e la narra con una delicatezza e
forza rare. Si comprende che una persona che è al limite delle
sue capacità riesce ancora a dare e insegnare qualcosa".
"Il messaggio più forte che voglio lanciare con la mia opera
è che l'emozione e l'amore sono il motore più forte della vita -
ha raccontato Costanzo - ed è un motore che non si spenge mai in
ogni persona fino alla fine. Questo è il film più personale che
ho realizzato, perché purtroppo parlo della malattia di mia
madre. Un'opera molto sentita e la funzione dell'arte è quella
di riuscire a estrarre la parte più dolorosa e raccontarla agli
altri. La speranza è che il film possa arrivare a tante persone
e fargli provare le stesse emozioni che ho provato io stesso".
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