Il Pnrr è un elemento “strategico, un’occasione più unica che rara” per i 10 milioni di pazienti cronici in Italia, di cui 3, 8 milioni di diabetici. Occorre però che sia applicato correttamente e in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale per non avere “diabetici di serie a e di serie b” e superare alcune perplessità, tra cui quella di come vengono concepite le Case di Comunità. Lo evidenzia Emilio Augusto Benini, presidente di Fand, Associazione italiana diabetici, al convegno “La persona con diabete e la sfida della gestione della cronicità: dalla medicina territoriale alla sanità digitale” organizzato in Senato in previsione della giornata mondiale del diabete del 14 novembre.
“Sappiamo - spiega - che il Pnrr è un maxi sistema che alloca le risorse, poi vi è un documento di Agenas del 20 ottobre che declina cosa fare : da questo punto di vista abbiamo delle perplessità, occorrerà stare attenti a come tutto quanto previsto viene applicato. Ben venga una commissione vigilante che possa verificare che tutte le Regioni applichino correttamente il progetto”. “Una preoccupazione - aggiunge - è dovuta ai medici: non ne abbiamo, ne abbiamo pochi. Mancano medici di famiglia, infermieri e specialisti. Mancano e tra qualche anno continueranno a mancare, se vanno in pensione e non vengono sostituiti per noi è un problema. Noi siamo curati dai medici e non dalle strutture. Si prevede nel 2027 l’assunzione dei medici, da questo l’unto di vista siamo abbastanza preoccupati. Un altro punto che vorremmo assolutamente monitorare sono le Case di Comunita’ e come vengono concepite”. “I medici di famiglia - conclud e- oggi hanno i loro studi piuttosto vicini alle persone, se vengono aggregati in una Casa di Comunità questo potrebbe creare problemi di logistica. Così come speriamo che queste Case di Comunità abbiano gli specialisti all’interno. Vuol dire assumerli. E che vi sia la presenza anche di tecnici e personale amministrativo che si spera sia presente per fare un minimo di diagnostica”.
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Fand