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Salute: Lavorgna, persone con sclerosi multipla e non pazienti

Dirigente 'Vanvitelli', 90% si iscrive a social dopo diagnosi

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NAPOLI - Più che parlare di pazienti, preferisce parlare di "persone con sclerosi multipla": così Luigi Lavorgna, dirigente medico della Aou Università della Campania Luigi Vanvitelli, parla di chi scopre di essere stato colpito dalla sclerosi multipla. L'occasione per parlarne è lo spettacolo "Più forte del destino tra camici e paillettes la mia lotta alla sclerosi multipla", al teatro Cilea di Napoli.

Una serata che mette insieme ricerca scientifica, medicina e raccolta fondi, realizzata grazie alla collaborazione di Sanofi Genzyme e con il patrocinio di Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e del Comune di Napoli.
"Essere una persona con sclerosi multipla, nel 2017 è una condizione che tutto sommato può regalare una certa, accettabile quotidianità - spiega Lavorgna -. Non sempre, ma nella maggior parte dei casi". Si stima, come fa sapere il medico, "che il 90% delle persone con sclerosi multipla si iscrive a un forum, un blog o un social network subito dopo la diagnosi". Una caratteristica comune a molte patologie croniche. Inoltre la sclerosi multipla colpisce molto giovani, perché "l'età d'esordio della malattia è giovanile".

"I ragazzi di oggi sono dei nativi digitali - sottolinea Lavorgna -. Questo però li espone, perché non tutto il Web ha un rigore scientifico rispettato. Ci sono pagine che vanno proprio ad approfittare di una vulnerabilità della persona con sclerosi multipla. È una vulnerabilità, la speranza che, purtroppo, esiste come condizione. Nonostante il paziente sappia di essere preso in carico da un centro di eccellenza, di avere il suo neurologo che gli risponde alle e-mail anche in tempo quasi reale, c'è sempre un angolo del suo animo nel quale c'è quella speranza di cancellare la patologia".

"La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante - conclude il sanitario - e sono fiducioso che la ricerca potrà occuparsi, in un futuro molto vicino, anche di quella piccola porzione di pazienti per i quali ancora oggi non abbiamo armi per regalare loro una armonia della quotidianità".

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