Timidi segnali di ripresa nella
raccolta di sangue cordonale - le cellule staminali presenti
sono una consolidata terapia salvavita per la cura di numerose e
gravi malattie del sangue congenite e acquisite - negli ultimi
mesi torna a crescere dopo il lockdown. Un effetto che nel corso
del 2020 aveva inciso pesantemente sulla raccolta, facendo
segnare un -40% rispetto ai numeri del 2019.
Il Centro Nazionale Sangue, in occasione della Giornata
Mondiale del Sangue Cordonale, che ricorre il 15 novembre,
sottolinea come nei due trimestri centrali del 2021 sono 9 le
banche cordonali italiane a segnare un trend positivo rispetto
allo stesso periodo dell'anno scorso, mentre le altre dichiarano
dati sostanzialmente stabili.
Se i numeri della raccolta tornano a crescere, nonostante
l'emergenza legata alla pandemia non si sia ancora conclusa,
bisogna però considerare che i dati complessivi restano ancora
ben al di sotto dei livelli del 2019 e dei primi mesi del 2020.
Un calo complessivo dovuto in parte al Covid ma anche alla
riduzione delle nascite che, secondo le stime dell'Istituto
Nazionale di Statistica, potrebbero attestarsi per l'anno in
corso sotto le 400mila unità. Alla questione demografica si
aggiunge poi la scarsa informazione riguardo alla donazione del
sangue cordonale. Basti pensare che nel 2020 i parti avvenuti
negli ospedali dotati di un centro di raccolta SCO sono stati
oltre 275mila, ma le unità raccolte sono state solo 5.742.
"Il sangue cordonale è una risorsa preziosa che con il
progredire delle ricerche sta trovando un numero sempre maggiori
di applicazioni cliniche - sottolinea la dottoressa Simonetta
Pupella, responsabile dell'area tecnico sanitaria del Centro
Nazionale Sangue - Ad esempio si sta sperimentando la
possibilità di impiegare i globuli rossi delle unità cordonali
non idonee per il trapianto per le trasfusioni di sangue di
bimbi prematuri. Eppure sono ancora troppo poche le giovani
coppie che decidono di compiere questo gesto di grande valore
solidaristico".
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