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Il 50% dei migranti con Hiv ha contratto il virus in Europa

Il 50% dei migranti con Hiv ha contratto il virus in Europa

Anlaids, permanenza in Libia aumenta 4 volte rischio di contagio

ROMA, 26 novembre 2018, 15:21

Redazione ANSA

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Il primo dicembre e ' la giornata mondiale dell 'Aids - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il primo dicembre  e ' la giornata mondiale dell 'Aids - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il primo dicembre e ' la giornata mondiale dell 'Aids - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Il duro viaggio, gli abusi sessuali, lo sfruttamento della prostituzione e le cattive condizioni di vita una volta giunti in Europa: questo mix di cause fa sì che un migrante su due che convive con l'Hiv non sia stato contagiato nel proprio Paese d'origine, bensì una volta partito alla volta di quella che per lui rappresenta la 'salvezza'. E' quanto emerso dal 31/mo convegno nazionale di Anlaids Onlus, tenutosi a Genova in vista della Giornata Mondiale sull'Aids.
    Secondo i dati del Piano Nazionale Aids 2017-19, l'incidenza di nuove diagnosi di infezione da Hiv, pur se diminuita negli anni, è circa 4 volte più alta tra i migranti rispetto agli italiani e spesso riguarda le donne. Pur se spesso provenienti da paesi africani in cui la malattia è molto diffusa, in realtà il contagio dei migranti avviene nella metà dei casi una volta partiti verso il vecchio continente. E' quanto emerso da uno studio condotto nell'ambito del progetto aMASE (advancing Migrant Access to health Services in Europe) in 57 strutture per il trattamento dell'Hiv di 9 paesi europei, tra cui l'Italia, su oltre 2200 migranti adulti con infezione. I risultati mostrano che il 50% dei migranti che vive con Hiv in Europa si è infettato nel Paese di arrivo, con un tasso di infezione va dal 32% al 64% a seconda del Paese ospitante .Inoltre, secondo uno studio presentato al convegno e di prossima pubblicazione, la permanenza in Libia aumenta di almeno quattro volte il rischio di infezione, soprattutto nelle donne, a causa di torture e abusi.
    "La vulnerabilità ha diverse cause - afferma Tullio Prestileo dirigente medico dell'Unità Operativa di Malattie infettive dell'Ospedale Civico Benfratelli di Palermo - nasce dalle condizioni di base in Africa e viene fortemente implementata dal percorso migratorio. Infine, arrivati in Italia, spesso vengono meno quelle che l'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce 'determinanti di salute'. In breve, le precarie condizioni di vita provocano un maggior rischio di ammalarsi". 
   

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