Antibiotici, dietro front sulla
durata ottimale della terapia: non ci sono, in realtà, evidenze
scientifiche sufficienti a dimostrare la validità della linea
guida di portare a compimento una terapia antibiotica anche se
già a metà della cura il paziente sta meglio. Anzi, secondo
quanto riferiscono esperti sul British Medical Journal, potrebbe
essere vero il contrario, ovvero esser più sicuro sospendere la
terapia anzitempo se dovesse risultare più lunga del necessario.
Il parere è di Martin Llewelyn della Brighton and Sussex
Medical School e colleghi.
Il futuro delle terapie antibiotiche, spiegano, è quello di
ricette personalizzate in base al paziente e in base
all'infezione da curare. Ad esempio per infezioni difficili come
la tubercolosi di certo serviranno comunque terapie di lunga
durata, ma per altre basterà anche la prescrizione per tre
giorni.
Attualmente quello di portare a termine la terapia anche se i
sintomi regrediscono prima è il suggerimento classico, perché si
dice che interrompere a metà la terapia aumenti il rischio di
sviluppare resistenze antibiotiche. Ma secondo quanto riferito
sul BMJ non ci sono prove a sufficienza per dimostrare la
veridicità di questo assunto e anzi alcune evidenze cliniche
lascerebbero propendere per una visione opposta e cioè che sia
meglio interrompere la terapia quando i sintomi sono regrediti.
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