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Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia

Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia

Emanuela Palmerini sui tumori ossei e Daniele Rossini per il colon

ROMA, 07 giugno 2017, 11:51

Redazione ANSA

ANSACheck

Daniele Rossini per il colon ed Emanuela Palmerini dell 'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Daniele Rossini per il colon ed Emanuela Palmerini dell 'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Daniele Rossini per il colon ed Emanuela Palmerini dell 'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Premio Usa a 8 oncologi italiani, solo 2 lavorano in Italia - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Gli Usa premiano l'oncologia italiana: otto giovani italiani, sei donne e due uomini, fanno parte della rosa dei 123 studiosi che riceveranno un riconoscimento nei prossimi giorni a Chicago al congresso che si apre domani dell'American Society of Clinical Oncology. Il Conquer Cancer Foundation Merit Award viene assegnato a questi scienziati, due soli dei quali pero' lavorano in Italia. Fra questi c'e' Emanuela Palmerini dell'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, che ricevera' per la seconda volta consecutiva il Merit Award per i suoi studi sui tumori rari dell'osso. Un giovane medico italiano specializzando in oncologia, Daniele Rossini dell'azienda ospedaliera di Pisa, è l'altro ricercatore che lavora in Italia.
    Rossini è stato premiato per uno studio che dimostra l'efficacia di una nuova strategia terapeutica per il trattamento del cancro al colon-retto in seconda linea, con un beneficio in termini di allungamento dell'aspettativa di vita dei pazienti.
    "Se vogliamo continuare a fare grandi passi avanti nella lotta al cancro, abbiamo bisogno di giovani oncologi che si facciano continuamente domande e sviluppino ricerche innovative e provocatorie, afferma David Smith, presidente dell'ASCO Scientific Program Committee. I vincitori degli ASCO Merit Awards 2017 "contribuiranno ad aumentare la nostra conoscenza del cancro ed a migliorare - conclude - la qualità delle cure per le persone che vivono con una diagnosi di tumore". 

Il suo impegno nella ricerca sui sarcomi, tumori rari che in Italia colpiscono però ogni anno oltre 3mila persone, le è valso per il secondo anno di fila il prestigioso riconoscimento 'Merit Award' della Società americana di oncologia clinica (Asco). Emanuela Palmerini, oncologa all'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, studia i sarcomi da anni e la sua sfida, afferma, è "riuscire a superare i limiti legati alla rarità di questo tipo di tumori per arrivare a cure più efficaci". E proprio dal Congresso dell'Asco in corso a Chicago, dove ritira il premio, l'esperta fa il punto sugli ultimi avanzamenti nella lotta a questa neoplasia.
La prima importante notizia è che sono stati messi a punto dei nuovi farmaci, armi in più fondamentali per la lotta ai sarcomi. Molto interesse ha infatti suscitato uno studio presentato al Congresso Asco, il maggiore appuntamento mondiale del settore, dal Sarcoma oncology center di Santa Monica in California: "Si tratta di uno studio di fase III su 433 pazienti con sarcoma metastatico di 79 paesi, tra i quali 3 sono pazienti italiani trattati al Rizzoli che ha partecipato alla ricerca. Si è dimostrato - spiega all'ANSA Palmerini - che un farmaco di nuova generazione, aldoxorubicin, con un sistema di infusione specifico, è più attivo perchè migliora il trasporto intratumorale del medicinale e riduce la tossicità cardiaca". Questo principio attivo, chiarisce, "si lega all'albumina e consente la somministrazione di dosi maggiori di farmaco, che si concentra e viene rilasciato all'interno del tumore stesso. Il risultato osservato è stata una maggiore sopravvivenza dei pazienti libera da progressione della malattia". La richiesta di autorizzazione per il nuovo farmaco è stata presentata all'Ente Usa per i farmaci Fda. Ma passi avanti si stanno facendo anche sul fronte dell'immunoterapia, che riattiva il sistema immunitario nel combattere il tumore: "Al congresso Asco sono presentati 3 studi che, anche se in fase ancora iniziale, evidenziano come ci possa essere un buon controllo della malattia". Anche al Rizzoli, annuncia Palmerini, "nel 2017 partiranno 2 sperimentazioni di immunoterapia, per l'osteosarcoma ed i sarcomi dei tessuti molli". E nuove speranze arrivano pure per forme super rare e chemioresistenti, come il sarcoma alveolare: "Gli studi genetici, che dimostrano l'attività di nuove molecole contro tali forme - afferma - confermano l'importanza della medicina personalizzata, mirata alle caratteristiche biologiche della malattia". Dall'Asco 2017, dunque, arrivano "importanti novità che segnano dei passi avanti contro questi tumori difficili da trattare, e ciò è reso possibile grazie alla maggiore comprensione dai meccanismi che regolano i sarcomi". La "sfida ora - conclude la ricercatrice - è però cercare di superare il limite che deriva dalla grande eterogeneità e varietà dei sarcomi, unendo le forze della Ricerca per promuovere studi sempre più specifici e personalizzati".

Ha 29 anni ed è al terzo anno di specializzazione in Oncologia all'azienda ospedaliera di Pisa. Il suo progetto è quello di continuare a fare Ricerca, possibilmente in Italia, con un obiettivo: "rendere il cancro una malattia cronica, anche se non ancora definitivamente guaribile, aumentando consistentemente l'aspettativa di vita dei pazienti". Daniele Rossini studia il cancro del colon-retto e proprio per una sua innovativa ricerca ha ottenuto il prestigioso premio 'Asco Merit Award' dalla Società americana di oncologia clinica (Asco), in occasione del congresso Asco in corso a Chicago, il maggiore appuntamento mondiale del settore.
Un riconoscimento importante alla ricerca italiana, assegnato al giovane medico specializzando per lo studio - di cui è primo autore e che ha condotto con il 'Gruppo oncologico italiano del nord-est' - che segna una nuova strategia terapeutica contro questa forma di tumore, la più frequente in Italia con circa 52mila nuove diagnosi nel 2016. In pratica, spiega, "ci siamo chiesti: cosa è meglio fare quando, dopo il trattamento di prima linea con la chemioterapia, la malattia nei pazienti progredisce nuovamente a breve? Oggi, la terapia standard prevede una chemio 'forte', con la combinazione di 4 farmaci, come primo trattamento, cioè in prima linea; successivamente, in seconda linea, si passa o ad altri tipi di farmaci o ad una chemio più 'leggera'". In questo studio, condotto su 303 pazienti affetti da cancro al colon e tutti giunti alla seconda linea di terapia, Rossini ha invece dimostrato, in collaborazione con un'equipe di ricercatori, che "riproponendo la stessa combinazione di farmaci più aggressivi, dopo un periodo di intervallo, si ottengono maggiori benefici: Si è infatti visto - afferma - che i pazienti cui è stato riproposto lo stesso trattamento avevano una sopravvivenza media di 13,6 mesi contro i 10 ed 8 mesi dei pazienti trattati in seconda linea con terapie diverse o più leggere". Dunque, chiarisce, "dimostrare che questa strategia terapeutica è efficace anche in seconda linea e può essere riproposta è un passo avanti. Questo è il primo studio che lo dimostra, mentre finora, in mancanza di dati, si riteneva che riproporla potesse avere effetti troppo tossici". E' cioè "un'arma in più - rileva - considerando che i farmaci ad oggi disponibili contro il cancro al colon, nelle varie fasi, non sono più di una decina e che il rivoluzionario approccio dell'immunoterapia, che risveglia il sistema immunitario contro il tumore, per questo tipo di cancro è ancora in sperimentazione ed è efficace solo in determinati sottogruppi di pazienti".
Laureato all'Università Sapienza di Roma, Daniele Rossini ha scelto "il centro di eccellenza di Pisa" per specializzarsi: "Questo prestigioso premio dell'Asco per me è la gratificazione al termine di un percorso, sono davvero molto felice". E alla domanda sul perchè abbia scelto proprio l'oncologia, risponde: "E' uno dei settori in maggiore sviluppo ed è davvero emozionate vedere i progressi che si fanno di giorno in giorno a favore dei pazienti, anche se non c'è ancora una cura definitiva. Ho scelto di diventare oncologo per aiutare persone che stanno davvero male, con il grande obiettivo e la sfida - conclude - di allungare la loro vita".

 


   

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