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Cure depressione mamma provocano rischio malformazioni bimbo

Raddoppiano tasso riammissione neonati in ospedale

Redazione ANSA ROMA

 Assumere in gravidanza una terapia a base di litio, ampiamente raccomandata per prevenire la depressione grave, può provocare malformazioni congenite nel nascituro e raddoppiare i tassi di riammissione in ospedale. A far chiarezza su un tema molto discusso è il più ampio studio mai condotto in materia, pubblicato su The Lancet Psychiatry.
    Il litio aiuta a prevenire la depressione grave in persone con disturbo bipolare, disturbo che colpisce circa il 2% della popolazione mondiale e che può avere un impatto molto forte durante gravidanza e post parto. I ricercatori della Icahn School of Medicine al Monte Sinai hanno esaminato il rischio di malformazioni congenite, quali difetti cardiaci e complicanze della gravidanza, in una meta-analisi che ha incluso dati provenienti da 727 gravidanze di mamme esposte al litio rispetto e 21.397 gravidanze di madri con disturbi dell'umore che non assumevano la sostanza. I dati provenivano da sei Paesi: Danimarca, Canada, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Il numero di bambini esposti al litio durante il primo trimestre ha presentato malformazioni una volta e mezzo più di frequente rispetto al gruppo non esposto (7,4% rispetto al 4,3%). Inoltre, il rischio di riammissione dei neonati in ospedale entro 28 giorni dalla nascita era quasi raddoppiato nei neonati esposti al litio rispetto al gruppo non esposto (27,5% contro 14,3%). Tuttavia, l'esposizione non era associata a complicazioni della gravidanza o del parto, come pre-eclampsia, parto pretermine, diabete gestazionale o basso peso alla nascita. "Data l'efficacia ben documentata del litio nella riduzione delle recidive di depressione grave, si potrebbe considerare, nelle mamme che presentano il problema, di continuare la terapia in una dose più bassa durante il primo trimestre o di interromperla e riavviarla dopo il primo trimestre di gestazione o direttamente dopo il parto", ha detto l'autore senior dello studio, Veerle Bergink. (ANSA).
   

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