La campagna di richiamo delle Citroën con gli airbag difettosi non sta andando come dovrebbe e una delle conseguenze è che, con ogni probabilità, in Italia stanno ancora circolando 46 mila auto guidate da persone "ignare del pericolo che corrono". Una situazione che "ovviamente non è accettabile". Il tribunale di Torino non risparmia le bacchettate a Groupe Psa Italia (società controllata da Stellantis) nell'ordinanza con cui le intima di prendere provvedimenti per informare i proprietari delle vetture e risolvere le criticità. I giudici hanno accolto una azione inibitoria promossa da Codacons, Adusbef e Associazione utenti dei servizi televisivi, che in una nota parlano di "grande vittoria per tutti i consumatori italiani".
La questione riguarda gli airbag Takata istallati su veicoli Citroën C3 e Ds e Ds automobiles Ds3. E' noto dal 2019 - secondo gli atti del procedimento - che contengono componenti soggetti a degradazione tale che in caso di incidente potrebbero schizzare, "alla stregua di proiettili", frammenti metallici contro i passeggeri. Le campagne di richiamo in vari Paesi del mondo sono cominciate nel 2020. Per l'Italia, scrive la Corte criticando il "ritardo", si è aspettato "fino alla fine del 2023 sulla base di studi scientifici che alla prova dei fatti si sono rivelati inattendibili". Risulta che al 23 settembre il check-in sia stato fatto solo da 127 mila su 173 mila vetture. E non a tutte è stato ancora sostituito l'airbag.
Sono sei le misure che Psa dovrà adottare. Fra queste, individuare i proprietari che non hanno dato segni di ricezione della raccomandata, mettere a disposizione "entro 7 giorni" dalla eventuale richiesta auto sostitutive o voucher per il car-sharing, installare i nuovi airbag (non oltre il 31 gennaio 2025), pubblicare annunci su quotidiani e testate on line.
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