Dopo Toyota e Panasonic, anche il
produttore giapponese di pneumatici Bridgestone pone fine al
contratto di sponsorizzazione delle Olimpiadi e le Paralimpiadi,
spiegando di volersi concentrare sugli sport motoristici. Le
tre aziende nipponiche fanno parte dei 15 cosiddetti top sponsor
dei Giochi, che hanno versato al Comitato olimpico
internazionale (Cio) un totale di oltre 2 miliardi di dollari
nell'ultimo ciclo quadriennale. Un mancato rinnovo che secondo
gli analisti ha avuto a che fare con l'assenza di una copertura
mediatica adeguata nel corso delle Olimpiadi di Tokyo, durante
la pandemia da coronavirus, e il calo generale del numero di
spettatori tra la popolazione più giovane. In un comunicato
Bridgestone ha detto di credere fortemente nella visione di
costruire un mondo migliore e inclusivo attraverso lo sport,
aggiungendo che da ora si concentrerà maggiormente sugli eventi
motoristici, dove i prodotti per pneumatici "possono sfidare
direttamente le prestazioni, guidare l'innovazione e creare
maggior valore". Già il mese scorso il gigante
dell'elettronica Panasonic e il colosso automobilistico Toyota
avevano deciso di porre fine alle loro collaborazioni ai Giochi.
La prima casa auto al mondo ha investito circa 835 milioni di
dollari dalla firma dell'intesa con il Cio nel 2015. Il mese
scorso, tuttavia, il presidente di Toyota, Akio Toyoda, si è
lamentato in un podcast sul fatto che le Olimpiadi "stiano
diventando sempre più politiche", chiedendosi se l'evento metta
davvero gli atleti al primo posto. La Panasonic non ha fornito
ragioni sulla decisione di non rinnovare il contratto di
sponsorizzazione che risale al 1987. L'uscita delle tre
aziende non lascia nessuna società giapponese tra i principali
sponsor del Cio, che includono, tra gli altri, il produttore di
birra Abinbev, Airbnb, Coca-Cola, Intel e Samsung. Il Giappone
ha speso ufficialmente 13 miliardi di dollari per organizzare le
Olimpiadi di Tokyo, di cui almeno la metà con fondi pubblici.
Una audit governativa ha evidenziato che il costo reale è
ammontato a quasi il doppio la cifra ufficiale. Il contributo
del Cio è stato di circa 1,8 miliardi di dollari.
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