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Louise Porsche Piëch, ruolo poco noto nella storia del brand

Louise Porsche Piëch, ruolo poco noto nella storia del brand

Nell'agosto 1974 ricevette in regalo iconica 911 Turbo numero 1

ROMA, 14 agosto 2024, 17:38

Redazione ANSA

ANSACheck
Louis Porsche Piëch, protagonista nella crescita dell 'azienda - RIPRODUZIONE RISERVATA

Louis Porsche Piëch, protagonista nella crescita dell 'azienda - RIPRODUZIONE RISERVATA

La celebrazione dei 50 anni dal debutto dell'iconica 911 Turbo, e il racconto incentrato sull'esemplare Numero Uno che Ferry Porsche regalò il 29 agosto 1974 a sua sorella Louise Piëch, sono l'occasione per raccogliere - come avviene spesso nelle famiglie - immagini e ricordi del passato.
   

 

 

 

 

Una foto a colori - scattata durante la festa di compleanno per i 70 anni di Louise Piëch nella villa di famiglia sul Wörthersee - mostra la soddisfazione nel ricevere un regalo così particolare e, soprattutto, un'auto dalle prestazioni per il tempo eccezionali.
    Come ricorda il primo figlio Ernst nato nel 1929 dal matrimonio con l'avvocato viennese Anton Piëch (che fu seguito da Louise nel 1932, da Ferdinand - il big boss della Volkswagen - nel 1937 e da Hans Michel nel 1942), Louise Piëch amava la caccia, la pittura e soprattutto le auto veloci. Ed anche a 70 anni era in grado di valutare l'unicità del progetto Turbo di suo fratello e le potenzialità dinamiche.
    Louise era nota per il suo entusiasmo per le auto sportive, che accompagnava con grande abilità al volante. "Adoro guidare veloce", ha ammesso una volta. "Non le piaceva che qualcuno la precedesse - ricorda il figlio maggiore Ernst - voleva primeggiare".
    Era nata nel 1904 a Vienna come la figlia maggiore di Aloisia e Ferdinand Porsche. Cinque anni dopo, nel 1909, venne al mondo il fratello Ferdinando, detto 'Ferry'. A quel tempo, Ferdinand Porsche era già un prestigioso ingegnere presso Austro-Daimler.
    Gli piacevano le auto veloci e leggere e lui stesso le guidava nelle competizioni, con grande successo.
    Nel 1910 vinse con l'Austro-Daimler AD 35 la prestigiosa corsa Prinz Heinrich, che attraversò la Germania su un percorso di quasi 2.000 chilometri. Fece la gara con sua figlia (di appena sei anni) seduta accanto.
    E in onore di questa bambina speciale l'auto prese il nome di Louise Wagen. In occasione del suo 16esimo compleanno Louise ricevette in regalo una di quelle decappottabili, e ne fu molto contenta anche perché sapeva già guidare da tempo.
    "Nella casa di mio nonno tutto ruotava attorno alle automobili - spiega Ernst Piëch - e anche lei ne era affascinata". Quando il padre Ferdinand si trasferì a Stoccarda, presso la società Daimler-Motoren, il nome di Louise Porsche venne alla ribalta anche nel mondo degli sport motoristici.
    Con il modello a compressore Mercedes gareggiò nel 1927 contro concorrenti esperti nel Campionato turismo della Germania meridionale e nell'AvD Kartellfahrt. Tutto questo, in un'epoca in cui una 'signora al volante' (citazione letterale dalla rivista specializzata Motor und Sport del 1927) era ancora qualcosa di esotico. Louise Piëch, madre di quattro figli, era pittrice di talento, cacciatrice entusiasta e, come il fratello Ferry, integrata fin dalla tenera età nell'attività dei genitori. Questo soprattutto dopo che Ferdinand Porsche fondò nel 1931 il suo studio di ingegneria insieme ad Anton Piëch e Adolf Rosenberger.
    "Fin da piccola voleva contribuire a preservare ciò che mio nonno aveva costruito - spiega Hans Michel Piëch - Lo prese presto come un compito generazionale". Con la fondazione della Porsche Konstruktionen GesmbH a Gmünd nella primavera del 1947, i fratelli Louise e Ferry compiono un ulteriore passo avanti per preservare il lavoro del padre e il futuro dell'azienda di famiglia. Ma a quel tempo, scarseggiavano gli ordini che erano vitali per la sopravvivenza della Porsche.
    Fu così che Louise ricevette aiuto da vecchi amici tra cui Karl 'Carlo' Abarth che era il marito dell'ex segretaria di Anton Piëch. Abarth era tenuto in grande considerazione dai Porsche e dai Piëch, perché aveva aiutato Anton a fuggire in Jugoslavia all'inizio della guerra.
    Attraverso Carlo Abarth, già stabilitosi in Italia, le famiglie Porsche e Piëch entrarono in contatto con Piero Dusio ricco industriale di Scurzolengo, in provincia di Asti.
    Nel 1944 Dusio aveva fondato la Compagnia Industriale Sportiva Italiana, cioè la Cisitalia e nel 1946, su progetto di Dante Giacosa aveva realizzato la rivoluzionaria D46. A questa era seguita nel 1946, la Cisitalia 202, capolavoro di design firmato da Battista 'Pinin' Farina.
    Nei sogni di Dusio c'era però un'auto da Gran Premio e per questo già nel 1946, ottenne con una grossa somma di denaro la scarcerazione di Ferdinand Porsche che era detenuto in Francia.
    Porsche completò la 360 Grand Prix in soli 16 mesi. "Un gioiello tecnico, una delle vetture da Gran Premio più interessanti del mondo" - dirà Louise Piëch anni dopo, ancora entusiasta. Purtroppo la Cisitalia-Porsche 360 Grand Prix non gareggiò ma servì certamente a salvare la giovane azienda e a diffonderne il nome.
    Nei racconti di famiglia arriva poi il 1948 quando Ferry Porsche riuscì a realizzare un sogno a lungo coltivato, quello della prima vettura sportiva a marchio Porsche, la 356 Roadster.
    Il resto, non c'è bisogno di dirlo, è una storia di grandi successi. 
   

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