Il particolato atmosferico fine, che
è il maggior inquinante nelle città, è formato da una miscela di
particelle solide e liquide di sostanze organiche e inorganiche
sospese in aria. Hanno un diametro compreso fra 0,1 e circa 100
μm (1 μm è un millesimo di millimetro), come spiegano i siti
delle varie agenzie regionali per la protezione dell'ambiente
che fanno capo all'Ispra.
Queste particelle vengono chiamate "polveri sottili" e
identificano in particolare:
- Pm10 ovvero le particelle di diametro aerodinamico inferiore o
uguale ai 10 μm in grado di penetrare nel tratto superiore
dell'apparato respiratorio; il valore limite giornaliero è di 50
μg (microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte
in un anno);
- Pm2.5 è relativo alle particelle con diametro inferiore o
uguale ai 2.5 μm in grado di raggiungere i polmoni e i bronchi
secondari.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia come soglia
per la protezione della salute umana un valore medio annuo pari
a 20 µg/metro cubo per il Pm10 e a 10 µg/metro cubo per il
Pm2.5.
Queste polveri sottili sono costituite da una miscela di
carbonio, fibre, metalli (ferro, rame, piombo, nichel, cadmio),
nitrati, solfati, composti organici (idrocarburi, acidi
organici), materiale inerte (frammenti di suolo, spore, pollini)
e particelle liquide.
Tra le cause di emissione attribuibili all'attività dell'uomo
vi sono alcune attività industriali (fonderie, cementifici,
cantieri edili, miniere), i processi di combustioni relative a
centrali termoelettriche, gli inceneritori, il riscaldamento e
il traffico autoveicolare (in particolare i motori diesel).
Nelle aree urbane, il particolato può avere origine anche
dall'usura dell'asfalto, dei pneumatici, dei freni, delle
frizioni.
Vari studi epidemiologici sugli effetti dell'inquinamento
atmosferico da particelle, hanno evidenziato associazioni tra le
concentrazioni in massa del Pm10 e un incremento sia di
mortalità che di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e
respiratorie nella popolazione generale. I soggetti ritenuti
maggiormente esposti a tali effetti sono in particolare, gli
anziani, i bambini, le persone con malattie cardiopolmonari
croniche e affette da influenza o asma.
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