Multe cancellate in cambio di biglietti per spettacoli pubblici, per le giostre, addobbi per matrimoni o servizi di trasloco. Sullo sfondo l'ombra dello scambio elettorale, per aver elargito il favore chiesto dall'automobilista multato per rafforzare il consenso elettorale dei politici di riferimento. E' quanto emerge nell'inchiesta della Procura di Lecce che questa mattina ha portato i militari della Guardia di Finanza a notificare 46 avvisi di garanzia e due misure interdittive dal servizio per un anno a carico di Luisa Fracasso e Loredana Valletta, vigilesse del Comando della Polizia Locale di Lecce. Tra gli indagati compaiono ex amministratori come Luca Pasqualini, assessore al Traffico e alla Mobilità della giunta Perrone, e il consigliere comunale Antonio Finamore, nel 2018 esponente della maggioranza di centrosinistra con la prima amministrazione Salvemini e oggi all'opposizione. Tra i destinatari dell'avviso di garanzia ci sono anche un maresciallo della Polizia provinciale, Piervitale Frassanitio, e Francesca Vallone, dipendente della Lupiae servizi, all'epoca in servizio all'ufficio traffico del Comune.
Alcuni di loro sarebbero - secondo gli investigatori - lo "zoccolo duro" di un'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione che nel corso degli anni avrebbe portato alla soppressione di decine di atti amministrativi, avrebbero annullato o archiviato verbali per violazioni al Codice della Strada elevati a carico di persone a cui erano legati da amicizia o per motivi di interesse. Oltre 500 i casi analizzati.
"Venivano creati persino dei permessi per la zona Ztl retrodati ad hoc per consentire l'annullamento postumo dei verbali" spiega il tenente colonnello del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Lecce Giuseppe Giulio Leo he precisando che "l'attuale linea di comando della Polizia Municipale, ha sempre collaborato all'indagine fornendoci negli ultimi anni una strettissima collaborazione".
Nell'ordinanza cautelare il gip Silvia Saracino attribuisce un ruolo primario alle due vigilesse al centro di quella che viene definita una "persistente, sistematica ed indefessa attività criminale posta in essere ininterrottamente e continuata anche dopo l'inizio delle indagini partite nel 2019".
Sebbene trasferite dal comandante della Polizia Locale ad altri uffici dopo l'avvio delle indagini, le due vigilesse si sarebbero macchiate - annota il giudice - di una condotta di "vera e propria professionalità criminale".
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