Le imprese dell'aftermarket
automobilistico non temono il passaggio all'elettrificazione del
settore. Solo il 5%, infatti, si sta riconvertendo
all'elettrico, anche perché, dopo il 2035 le auto a motore
endotermico potranno continuare a circolare garantendo lavoro
per almeno un ulteriore decennio. A destare preoccupazioni è,
però, la concorrenza proveniente dai paesi emergenti, in
particolare cinese, vista come il principale ostacolo alla
crescita dal 37,7% delle imprese del settore. Lo rileva la
ricerca "Il settore dell'Aftermarket dell'automotive tra
tradizione e innovazione" realizzata dal Centro Studi
Tagliacarne, per conto della Camera di commercio di Modena, in
collaborazione con la Camera di commercio di Torino e con il
supporto dell'Anfia. L'indagine - presentata a Torino -
traccia l'identikit della filiera, composta da quasi 29 mila
imprese, prevalentemente a conduzione familiare, che operano
nella produzione e nella vendita di ricambi di auto. Un comparto
che vale 28,1 miliardi di euro, fattura il 46,4% all'estero e
occupa quasi 400 mila persone. Al Nord si concentra oltre il 70%
del valore di questo settore, trainato dalla Lombardia (28,6%).
Per quest'anno il 41% delle imprese del settore prevede una
crescita del fatturato e il 27% stima un aumento della forza
lavoro. "Il rilievo economico dell'aftermarket emerge ancora
di più in termini di comparazione con altre filiere: il suo
valore aggiunto è quasi pari al settore dell'agricoltura e tre
volte il settore della farmaceutica", sottolinea Giuseppe
Molinari, presidente del Centro Studi Tagliacarne e della Camere
di commercio di Modena. "Il comparto dell'aftermarket sembra
avere dinamiche diverse: da un lato può mantenere le strategie
correnti, prevedendo un mercato stabile per diversi anni, ma
come tutto il settore industriale, è chiamato comunque a
evolversi e a investire in digitale e tecnologie green" spiega
Dario Gallina, presidente della Camera di commercio di Torino.
"L'aftermarket intercetta più lentamente rispetto alla
componentistica di primo impianto i cambiamenti che stanno
avvenendo nella filiera industriale dell'automotive, essendo
legato all'evoluzione del parco circolante" afferma Gianmarco
Giorda, direttore generale di Anfia.
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