Potrebbe non esserci più il Consiglio di sorveglianza, che finora non ha mai approvato drastici interventi di ristrutturazione, a frenare i vertici della Volkswagen nel chiudere stabilimenti in Germania, con un taglio di posti di lavoro che potrebbe arrivare fino a 15mila unità. Lo afferma un report di Jefferies ripreso da Bloomberg.
Secondo gli analisti del gruppo finanziario statunitense, l'amministratore delegato Oliver Blume potrebbe varare la mossa in autonomia anche per mettere pressione sui sindacati, che vorrebbero trattare immediatamente sulle ipotesi di chiusura di stabilimenti in Germania, cosa mai avvenuta nella storia quasi secolare della Volkswagen. Il report specifica che i sindacati possono scioperare per questioni salariali, ma non potrebbero farlo sulla chiusura di stabilimenti.
Jefferies mantiene il rating 'buy' con prezzo obiettivo a 140 euro per il gruppo tedesco e ritiene che non esista "un piano B che escluda la riduzione della capacità produttiva", con la chiusura di due o tre impianti che "potrebbe creare accantonamenti per 3 o 4 miliardi già nel quarto trimestre".
Possibili anche paralleli accordi di lavoro per aumenti salariali a partire dall'anno prossimo.
Nei giorni scorsi Volkswagen ha comunque disdetto l'accordo sindacale in vigore dal 1994 che garantiva il mantenimento dei livelli occupazionali fino al 2029. Gli incontri con i sindacati inizieranno a fine settembre, un mese prima del previsto.
Il titolo Volkswagen intanto continua a soffrire in Borsa.
Dopo l'ipotesi della chiusura degli stabilimenti ha recuperato qualcosa, ma si trova sempre ai minimi dal 2015: nella prima seduta della settimana a Francoforte ha chiuso in calo dell'1,5% a 97,2 euro.
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