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Il gruppo Ufi Filters inaugura il terzo impianto a New Delhi

Azienda italiana, leader globale della produzione di fitri per automobili e riscaldamento

Rita Cenni NEW DELHI

È stato inaugurato a Bahadurgarh, un'area industriale a est di Delhi, il terzo insediamento produttivo in India della Ufi Filters, azienda italiana, leader globale della produzione di fitri per automobili e riscaldamento. Il taglio del nastro per questo investimento da dieci milioni di euro, che darà lavoro, a regime, a trecento dipendenti, ha visto protagonisti l'ambasciatore italiano in India Lorenzo Angeloni e il patron dell'azienda Giorgio Girondi.

Nato nel 1971, il gruppo ha il quartier generale in Italia, a Porto Mantovano, 18 stabilimenti in 16 paesi del mondo, per un totale di 4000 dipendenti, di cui mille solo in India. Il 95 per cento delle case automobilistiche mondiali, sei dei sette più grandi costruttori mondiali, usano filtri della Ufi; l'azienda è presente anche in Formula1, con 110 diversi tipi di filtri, nel settore aerospaziale, sul veicolo ExoMars, nei mezzi per l'agricoltura e il movimento terra, sulle due o tre ruote. Ufi Filters vanta oltre duecento brevetti, dei quali uno dei più significativi è il multitube utilizzato da Porsche, Mercededs e da Fca; ma anche l'uso di fibre sintetiche al posto della carta, che hanno consentito di allungare la durata dei filtri da 20 mila a 100mila km di vita. In controtendenza rispetto alla stagnazione globale degli ultimi anni, dal 2009 a oggi il gruppo ha raddoppiato il fatturato, con un risultato per il 2018 pari a 420 milioni di euro. "Molto orgogliosi del nostro terzo impianto in India, dove siamo arrivati dodici anni fa" ha dichiarato all'Ansa il patron della casa Giorgio Girondi; "è un'occasione speciale per la quale ho voluto la presenza di tutti i miei collaboratori, convocati dai sedici paesi in cui siamo operativi".

Nel nuovo stabilimento di Delhi verranno prodotti filtri per il mercato indiano, con una previsione iniziale di sei milioni di pezzi l'anno. "Il vero fiore all'occhiello della nostra presenza in India è però il centro di simulazione ed elaborazione appena inaugurato ad Aerocity", (il distretto direzionale accanto all'aereoprto internazionale di Delhi). "Ho scommesso sull'incredibile talento per il calcolo degli indiani, con uno staff di trentatrè tecnici specializzati, guidati da una donna, l'ingegner Preeti. Un team che elaborerà in tempo reale le simulazioni di tutti i dati e dei test dei nostri centri di ricerca in tutto il mondo". Girondi, imprenditore eclettico, già partner degli Agnelli con un suo fondo nella cordata che ha portato al rilancio dei grandi magazzini Liberty of London, divenuto recentemente banchiere con l'acquisizione di Banca Igea, fa vanto di una totale indipendenza dalla politica: "Ho sempre evitato i compromessi con i politici".

Non a caso, all'inaugurazione della nuova realtà indiana non era presente nessun rappresentante della politica o delle istituzioni indiane: "Le relazioni con la politica diventano negative. Ho invitato solo l'ambasciatore italiano Lorenzo Angeloni, a cui va reso il merito di aver saputo rovesciare il rapporto tra India e Italia, aprendo una nuova strada alla nostra presenza in India, dopo le tensioni e le chiusure degli anni successivi all'incidente dei Marò". Girondi, in Asia da oltre vent'anni, si dichiara convinto che l'India oggi offra agli investitori occidentali molto più della Cina "In Europa, e in Italia, in particolare, continuiamo a dimenticarlo: ma l'India, con il suo miliardo e quattrocentomila persone e con un'economia in crescita annua del 6/6,5 per cento, offre molte più opportunità della Cina: l'India è il paese al mondo che promette il maggiore sviluppo nei prossimi anni". Profondo conoscitore della cultura e della storia del paese, che visitò da solo, per la prima volta, a sedici anni, in un viaggio "di formazione" che lo portò fino in Nepal, Girondi ama sottolineare che, per lavorare in un paese lontano e complesso come l'India bisogna avere "l'umiltà di studiarlo; i miei collaboratori indiani ripetono spesso che conosco l'India meglio di loro". (ANSA).
   

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