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La filiera dell'auto reagisce a crisi e punta sull'elettrico

Il 73% delle aziende guarda con speranza a nozze Fca-Psa

Amalia Angotti

La crisi sanitaria del 2020 si abbatte sulla filiera della componentistica auto che già nel 2019 registrava segni di rallentamento, con un fatturato sceso del 3,9% in Italia a 49,2 miliardi di euro e del 4,8% in Piemonte a 18,6 miliardi. La prima ondata della pandemia ha avuto conseguenze molto significative in termini di calo dei ricavi, degli ordinativi, e dell'occupazione, ma le difficoltà accelerano la spinta verso il cambiamento. E' quanto emerge dall'Osservatorio sulla componentistica auto italiana, l'indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, dall'Anfia e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (Cami) del Dipartimento di Management dell'Università Ca' Foscari Venezia.

II 73% delle aziende guarda con speranza alle nozze Fca-Psa per il possibile aumento dei volumi di fornitura grazie alle piattaforme comuni (51%), ma anche per la presenza del nuovo gruppo su più mercati (25%) e per l'impulso che potrebbe essere dato alle collaborazioni tra imprese della catena di fornitura (23%). Non mancano i timori per lo spostamento del baricentro decisionale verso l'estero (59%), mentre per una impresa su tre la maggiore preoccupazione deriva dalla possibile riduzione dei volumi di fornitura in Italia (i32%). Nel frattempo le aziende rispondono con investimenti crescenti sul mercato dei nuovi veicoli con motorizzazioni elettrificate,, con l'obiettivo di ritagliarsi un ruolo significativo in uno scacchiere internazionale in continua evoluzione. Il 29,5% delle imprese ha individuato nei veicoli elettrici o ibridi il posizionamento principale, anche accanto ad altri powertrain ( benzina, diesel e metano/gpl).

"La crisi non fa che velocizzare - osserva il presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina - un processo di ristrutturazione e revisione della filiera automotive italiana, settore in cui il Piemonte continua ad essere protagonista con oltre il 33% delle aziende e il 38% del fatturato nazionale". "La componentistica è ancora più di prima chiamata a reagire a questa fase di incertezza rimodulando l'offerta e puntando sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo non senza l'indispensabile contributo di un piano strategico nazionale per il rilancio del settore", osserva Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia.

"La filiera italiana si trova a fronteggiare due fonti di incertezza. La prima, molto contingente, riguarda i tempi e la misura della ripresa della domanda e della produzione di auto in Europa e nei principali mercati di sbocco. La seconda è legata alle scelte di Stellantis, che presenta indubbie sovrapposizioni in Europa tra attività di progettazione, produzione, e composizione della filiera", sottolinea Francesco Zirpoli, direttore scientifico del Cami dell'Università Ca' Foscari Venezia.

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