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Flotte, Diesel inattaccabile ma sale interesse per elettrico

Il 22% dei gestori vuole aumentare veicoli EV del proprio parco

Redazione ANSA ROMA

Nelle flotte italiane di grandi dimensioni l'alimentazione Diesel è di gran lunga la preferita ma ai gestori dei parchi auto piace molto l'ibrido e il 22% di loro pensa a espandere il numero di veicoli elettrici al proprio attivo. E' questo il quadro che emerge dalla ricerca, "Mobilità alla spina 2019: l'auto elettrica e ibrida nelle flotte aziendali", promossa da Top Thousand, Osservatorio sulla mobilità aziendale composto da Fleet e Mobility Manager di grandi società del Belpaese. "Piace l'ibrido - si legge nel commento allo studio - soluzione già oggi affidabile ed efficace, strategica per la transizione verso la svolta elettrica. Migliora la percezione delle motorizzazioni elettriche nei fleet manager: 2 su 10 sono pronti ad ampliare la flotta di veicoli elettrici nei prossimi 12 mesi". Nonostante gli eco-bonus, però, spiega l'analisi, "l'offerta di vetture elettriche continua a non sfondare nel settore delle grandi flotte aziendali per limiti di autonomia, rete infrastrutturale insufficiente e scarsa conoscenza del prodotto".

La ricerca, alla sua terza edizione (2016-2018-2019) ha preso in considerazione una flotta campione di 100 aziende appartenenti a diversi settori produttivi, per un totale di oltre 85.000 veicoli in flotta, il 90% dei quali gestito in noleggio a lungo termine. Nonostante le campagne di demonizzazione del gasolio, i fleet manager, continuano a scegliere motori Diesel che oggi conta per l'87,3% dei veicoli.

Certo, dal 2016 al 2019 si è registrato un lieve calo ma la preponderanza per questa scelta rimane evidente. Più forte l'aumento delle benzina che si attestano al 4,2%. Calano, invece, metano e GPL. Cresce la scelta di veicoli ibridi: in tre anni si è passati dallo 0,7% al 5,5% del parco. Nello stesso periodo, l'elettrico è passato dallo 0,5% all'1,9%. Secondo la ricerca, "le Full-Hybrid convincono maggiormente rispetto alle Phev, perché non occorre 'ricaricarle alla spina', mentre scarso interesse riscuotono le Mild-Hybrid. Quasi il 90% delle auto ibride viene assegnato in fringe benefit. L'interesse per questa tecnologia appare evidente anche analizzando le prospettive di acquisto per i prossimi 12 mesi: il 40% del panel è convinto di aumentare il numero di questi veicoli (nel 2018 era il 33%) in flotta". I manager ancora scettici nei confronti dell'ibrido ne evidenziano la scarsa convenienza nei percorsi autostradali (risposta indicata dal 36% dei fleet manager) e i canoni di noleggio ancora troppo alti (36%). La mancanza di infrastrutture di ricarica (27%) resta, invece, un ostacolo forte per la diffusione delle Phev. Una criticità, questa, comune alle auto elettriche. Secondo i gestori delle flotte, i principali motivi della scarsa propensione dei driver a cambiare il proprio veicolo con uno elettrico è proprio "la scarsa reperibilità delle infrastrutture (38%), insieme ai limiti di autonomia (35%), alla poca conoscenza del prodotto (20%) e a una certa ritrosia a cambiare abitudini (15%)". D'altra canto, i vantaggi percepiti sono "la riduzione delle emissioni (indicato dal 78% del campione), il libero accesso alle ZTL e le altre agevolazioni nella circolazione (72%), la responsabilità sociale d'impresa (69%) e il risparmio nei costi di carburante (63%)".

Rispetto al 2018, comunque, lo studio rileva una crescita dal 46% al 56% delle imprese che hanno installato soluzioni di ricarica presso la propria sede e dal 63% all'84% di quelle che hanno stipulato accordi con le utilities dell'energia. In prospettiva, quindi, la svolta green appare più concreta.

Comunque, "guardando ai prossimi 12 mesi, i fleet manager mantengono un approccio razionale e piuttosto attendista nei confronti dell'auto elettrica con il 68% che ancora non ha le idee chiare sul possibile ampliamento del proprio parco auto elettrico. Contestualmente cresce l'interesse: il 22% dei gestori di flotte (era il 10% nella survey del 2018) ha intenzione di aumentare il numero degli EV nel prossimo anno.

Resta uno zoccolo duro (15%) non favorevole alla sperimentazione".

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