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Carburanti, risparmi fino a 670 euro anno

Indagine Altroconsumo: 'Presso distributori fai-da-te con 2 pieni al mese'

Redazione ANSA MILANO

Il pieno dal distributore di carburanti più conveniente può generare risparmi fino a 672 euro l'anno, considerando due rifornimenti da 50 litri al mese. E' quanto calcola Altroconsumo, utilizzando i dati dell'Osservatorio Prezzi Carburanti del Mise, confrontando i prezzi di 1.100 distributori in 6 città italiane, a partire da Roma e Milano. Sotto osservazione anche Trieste, città di frontiera con la Slovenia e vicina alla Croazia, due paesi con prezzi più bassi dei carburanti rispetto all'Italia, Palermo, Cagliari e Perugia. Quest'ultima risulta essere la più conveniente, grazie ai distributori fai-da-te nei centri commerciali. Prezzi più alti invece a Palermo e Cagliari, anche se le differenze non superano mai il 6% per la benzina e il 7% per il gasolio. Secondo Altroconsumo chi vive a Roma può risparmiare fino a 670 euro all'anno per due pieni fai-da-te di gasolio al mese, mentre chi vive a Cagliari arriva a spendere 672 euro in meno per la benzina. Varia dal 5 al 10% il vantaggio di chi fa il pieno da solo senza il benzinaio.

Altroconsumo punta poi il dito sui prezzi dei carburanti, che in Italia risultano superiori di 13/15 centesimi al litro rispetto ai Paesi Ue, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea. Le cause sono due: la rete distributiva, da un lato e le accise dall'altro. In particolare, "su 10 euro spesi - spiega Altroconsumo - 6,30 sono di tasse (nel caso del diesel 5,90 euro)". Il fisco italiano trattiene 1,6 euro in più rispetto alla media europea ogni 10 euro spesi in carburante, ossia il 17% in più sulla benzina e il 21% in più sul diesel. Poi c'è l'Iva, applicata sia sul prezzo del carburante sia sulle accise stesse. Quanto alla rete distributiva, Ivo Tarantino di Altroconsumo indica che "nel nostro Paese ci sono 21mila distributori, il doppio di quelli presenti in Francia o in Germania". Una situazione che "non garantisce maggiore concorrenza e quindi prezzi più bassi ma, al contrario, una vendita minore di carburante" per esercente, pari a un terzo rispetto a quello di altri Paesi europei generando così "prezzi più elevati".

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