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Tante foto sul digitale, ma cosa resta? Sestini, 'stampiamole!'

Tante foto sul digitale, ma cosa resta? Sestini, 'stampiamole!'

Grande fotografo si raccomanda, solo così salviamo ricordi ed emozioni

06 dicembre 2021, 14:54

Redazione ANSA

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Foto degli anni '70, la memoria negli scatti stampati, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto degli anni  '70, la memoria negli scatti stampati, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto degli anni '70, la memoria negli scatti stampati, foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sfogliare un album di tanti anni fa, ritrovare una foto dimenticata dentro a un cassetto, incorniciare un ritratto in cui siamo venuti bene, appendere al frigorifero uno scatto che ci fa sorridere. Le foto sono la nostra memoria, ma solo stampandole rimangono con noi per sempre. Eppure la tendenza è ormai quella di lasciare ricordi ed emozioni in formato digitale.
«Scattiamo, scattiamo, scattiamo, ma poi che cosa ci rimane veramente?». A lanciare la provocazione è Massimo Sestini, fotoreporter, vincitore del World Press Photo nel 2015, noto a livello internazionale per aver raccontato l'attualità e i suoi protagonisti, spingendosi ogni oltre limite e sperimentando tecniche fotografiche non convenzionali.
Reduce dai successi di alcune recenti mostre allestite al Quirinale a Roma, al Forte Belvedere e nella Basilica di Santa Maria Novella a Firenze, ma anche, nel corso del 2021, ad Adelaide, Parigi, Bruxelles, Madrid e Berlino, Sestini ha deciso che era giunto il momento di parlare direttamente a chi le foto non le fa per lavoro, ma solo per fermare attimi significativi della propria vita.
«Una foto regala emozioni, memorie. È un piccolo quadro delle nostre storie, dei momenti più belli. Racconta come eravamo, che cosa ci piaceva fare, chi è ancora con noi e chi non c'è più. Una foto può commuovere, farci riflettere, sorridere e persino farci arrabbiare. Mostra come siamo cambiati, come sono cresciuti i nostri figli. In ogni caso provoca un'onda potente. Perché rinunciare a tutto questo? Il digitale ci ha reso pigri, ma soprattutto ci ha fatto perdere il vero valore della rappresentazione fotografica. La foto si è dematerializzata, non è più un oggetto da tenere in mano, nel portafoglio, nella cornice d'argento» dice Sestini.
E per rendere il messaggio ancora più evidente, Sestini ha scelto di essere il fotografo della tappa fiorentina di “Ricordi? Ritratti fotografici stampati”, un progetto creato nel 2018 dal fotografo ligure Settimio Benedusi. Dal 4 dicembre al 14 febbraio, Sestini sarà all'interno della Chiesetta di via Giovanni Piantanida 12, a Peretola, per scattare ritratti su un set fotografico insolito e suggestivo. Basterà prendere un appuntamento per mettersi davanti all'obiettivo di Sestini e tornare a casa con una stampa incorniciata. Sì, perché il progetto “Ricordi? Ritratti fotografici stampati” non prevede la consegna del file digitale, perché lo scopo è appunto quello di far riscoprire alle persone la bellezza e la potenza emotiva di una foto tangibile (le stampe nei due formati A3 e A2 costano 150 e 250 euro). «Ho creato questo progetto per invitare le persone a usare la fotografia per qualcosa di importante» afferma Settimio Benedusi. «Perché stampare? Perché solo una foto stampata racconta la nostra storia, costruisce la nostra identità. Per spiegarlo, sono tornato alle origini della fotografia, quando tutti si facevano ritrarre dal fotografo perché era l'unico modo per conservare una traccia di sé, un po' come accadeva con i dipinti. Un ritratto stampato è un mezzo potente, che provoca emozioni fortissime. Ma soprattutto è qualcosa che rimane nel tempo, qualcosa che potremo rivedere tra 20 o 30 anni. Tutte le foto che abbiamo sul cellulare, invece, prima o poi scompariranno».

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