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Alla scoperta di Ibiza hippy, 50 anni dopo

Alla scoperta di Ibiza hippy, 50 anni dopo

Mercatini e stile, 'reduci' di quegli anni e nuove famiglie, nonostante il turismo di massa

17 luglio 2019, 09:54

testo e foto di Alessandra Magliaro

ANSACheck

Ibiza hippy: nel mercato di Las Dalias a Sant Carles de Peralta. Un 'photocall ' d 'epoca per i turisti che vogliono tornare indietro nel tempo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ibiza hippy: nel mercato di Las Dalias a Sant Carles de Peralta. Un  'photocall ' d 'epoca per i turisti che vogliono tornare indietro nel tempo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ibiza hippy: nel mercato di Las Dalias a Sant Carles de Peralta. Un 'photocall ' d 'epoca per i turisti che vogliono tornare indietro nel tempo - RIPRODUZIONE RISERVATA

15-17 agosto 1969 la tre giorni di "music, peace and love" a Woodstock e 50 anni fa anche le prime comunità di hippy nelle isole spagnole di Ibiza e Formentera. Moltissimi erano giovani nord americani che non volevano la partecipazione alla guerra in Vietnam. Uno di loro, Robert Lewis Baldon, "Bob", nato in Colorado nel 1920, morto a Formentera nel 1997 ha lasciato un'eredità particolare, la International Library, una biblioteca da lui fondata dedicata alla "controcultura" e aperta ancora oggi. I primi nuclei di  'peluts' , pelosi, come li chiamano qui, provenienti anche dalla Gran Bretagna, dalla Germania oltre che dall'America, si stabilirono a Ibiza, mentre moltissimi altri personaggi celebri del movimento giovanile di quegli anni ci passarono dei lunghi periodi. Parliamo di Bob Dylan, King Crimson, Pink Floyd, Kevin Ayers. Leggenda vuole, e anche i manifesti dell'epoca lo ricordano, che Bob Marley si sia esibito in notti magiche davanti alla comunità hippie di Las Dalias, un luogo molto particolare al centro dell'isola, nei pressi di Sant Carles de Peralta. Inizialmente Las Dalias era poco più di un bar in una zona rurale, ma il suo proprietario, Juan Marì, era un imprenditore di fiuto e già nel 1954 aveva fatto di quel luogo 'in mezzo al deserto' un centro aggregativo, di musica e ristorante. Negli anni '60 divenne un palcoscenico e sono decine le esibizioni, le date zero diremmo oggi, di artisti come Brian May (Queen), Ron Wood (Rolling Stones), Jimmy Page (Led Zeppellin).  È così che il giardino di Las Dalias iniziò ad ospitare ogni mercoledì  "jamsession", concerti improvvisati in cui musicisti di fama mondiale si esibivano, mentre a Es Canar, Punta Arabi, a nord di Sant'Eularia si installava il primo mercatino in cui gli hippie vendevano i loro manufatti.

Cosa sopravvive oggi qui di quegli anni della "controcultura" ? Bisogna innanzitutto fare i conti con il turismo che ha fatto di Ibiza e di Formentera due tra le mete top delle vacanze europee e non solo. Molti 'reduci' di quegli anni ci sono ancora: capelli lunghi, vestiti all'indiana, sono diventati parte dell'isola e del turismo dell'isola. Ma quello stile di vita attira anche nuove persone che decidono di stabilirsi qui.

I loro mercatini - a Las Dalias, a Punta Arabi, a Cala Longa , a Puerto de San Miquel, sono affollatissimi: lavorazione del cuoio, oggetti d'arte, dipinti su tessuti, bigiotteria, abiti esposti richiamano tante persone e in tempi di globalizzazione e oggetti tutti uguali fa un certo effetto parlare con chi materialmente li realizza. Maria è una giovane spagnola che crea abiti in cotone su cui ricama le decorazioni: "tutta la mia famiglia è impegnata in queste creazioni, chi fa le borse, chi le espadrillas, chi decora le camicie, chi cuce. Quest'anno - ci racconta - sono 20 anni che ci siamo trasferiti qui a Ibiza e viviamo così". Poco più accanto una signora olandese: "ho cambiato vita da qualche anno, ho lasciato tutto e mi sono stabilita a Ibiza, un paradiso. Le mie creazioni sono tye dye, la scoloritura tipica degli abiti degli anni '70, lo so che è di gran moda quest'anno ma io uso questa tecnica da sempre. Il mio 'marchio'? "P.S. made in '68".

Lo stile è unico: il made in Ibiza si riconosce al di là delle mode con le scoloriture dei tessuti, il bianco dei cotoni indiani, le decorazioni ipercolorate, le linee fluide di abiti e pantaloni, l'Adlib (ad libitum, a piacere) diametralmente opposto da leopardato, tacchi alti e minigonne in voga per l'altra Ibiza, quelle delle discoteche più famose d'Europa come il Pacha, l'Amnesia, Hi, Ushuaia. Uno stile che ha radici storiche: nel 1971 la principessa jugoslava Smilja Mihailovitch coniò il termine Adlib per definire una moda con influenze hippy e folk, "vestiti come vuoi ma vestiti con gusto" era il suo motto: oggi è un 'marchio' riconoscibile da tessuti naturali, capi comodi, volumi leggeri. Il tanto trendy Coachella non è che una la faccia americana dello stesso stile.

Poi certo nei mercatini si strizza anche l'occhio al turista con un 'photocall' back to Seventy: via bermuda e maglietta ci si infila parrucca con capelli lunghi, occhialini tondi, zoccoli e gonnelloni per una foto ricordo degna di Las Vegas.

Nella città vecchia di Ibiza, patrimonio mondiale Unesco, tra vicoli stretti in cui si infila il cielo azzurrissimo e la calce bianca delle case è abbacinante, l'incontro con due 'reduci' è emozionante: una foto in bianco e nero, datata 1976, ritrare Isabel Delgado e Jesús García, bellissimi e innamorati. Sono due artisti, conosciuti come  Trorijano y Traspas e sono ancora lì nelle loro due botteghe una accanto all'altra a vendere ricordini ai turisti e loro creazioni. "Questo posto a metà anni '70 ci è entrato nel cuore, siamo di Madrid, nel '76 abbiamo deciso di trasferirci qui e non ce ne siamo più andati. Dipingiamo, scriviamo, organizziamo mostre. Abbiamo fatto tre figli e abbiamo due nipoti", racconta lei che non ha affatto rinunciato all'estetica hyppie, così come il compagno che ha perso un po' i capelli ma non l'aria bohémien.

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