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Da Piper a Capannina, i club italiani tra musica e costume

Da Piper a Capannina, i club italiani tra musica e costume

Storia e protagonisti tra gli anni Sessanta e Ottanta

11 novembre 2015, 21:34

Redazione ANSA

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Nightclubbing capannina forte dei marmi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nightclubbing capannina forte dei marmi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Nightclubbing capannina forte dei marmi - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Titti Santamato) (ANSA)

Se a Londra c'era il Marquee Club, a New York il CBGB's e il mitico Studio 54, a Los Angeles il Rainbow dove andava mezza Hollywood, in Italia cosa accadeva di notte? Tra hippy sotto trip, punk dalle creste colorate, seguaci di Travolta in completo bianco e oscuri darkettoni, la scena dei club e delle discoteche cresceva, sognando gli Usa e la Gran Bretagna. A raccontare i locali italiani più 'cool' tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, la musica, le tendenze, i modi di vivere e le generazioni passate, arriva 'Italian Nightclubbing. Deliri, follie e rock'n'roll negli storici club del Bel Paese', in uscita il 13 novembre per Arcana Musica, scritto da Alessandra Izzo e Tiziano Tarli. Attraverso un elenco dei locali divisi per decenni, aneddoti e interviste ai protagonisti (da Claudio Cecchetto a Mita Medici, da Awana-Gana a Dj Ringo, Da Roberto D'Agostino a Bruno Casini, solo per citarne alcuni) il saggio aggiunge un tassello alla storia del costume italiano che spesso nasceva, si sviluppava e si trasformava proprio nei club. "Luoghi di aggregazione per eccellenza - scrivono gli autori - in una società che ancora viveva gli spazi urbani collettivamente e socializzava 'dal vivo', trovandosi, selezionandosi e scegliendosi nei posti in cui più si sentiva rappresentata".

Sfogliando il libro si trova l'inossidabile Piper Club di Roma dove si sono esibiti Patty Pravo e i Pooh, ma anche Pink Floyd, Genesis e Duke Ellington, e i frequentatori fissi erano Loredana Bertè, Renato Zero, il pittore Mario Schifano e il grande Alberto Moravia. Ma anche La Capannina di Forte dei Marmi dove hanno cantato Edith Piaf, Gilbert Beacaud, Ornella Vanoni e James Brown, che tra gli habitué annoverava i nobili fiorentini Rucellai e Della Gherardesca ma anche Montale, Ungaretti e l'aviatore Italo Balbo. C'è poi il Ciak di Bologna, divanetti verdi e gialli e pista da ballo metallica, dove nel '77 ha suonato pure Vasco Rossi. Il Banana Moon, tempio del rinascimento del rock fiorentino; la monumentale Baia degli Angeli di Gabicce Mare, archetipo della discoteca italiana; il torinese Tuxedo dove si ballava la migliore new wave in circolazione.  non manca il Divina di Milano, lo Studio 54 italiano: tra i dj che fecero decollare le notti c'era anche Claudio Cecchetto. "Le discoteche hanno avuto il grosso merito di aggregare le persone. Superavi la timidezza, perché potevi incontrare gente che almeno su quello la pensava come te - sottolinea Cecchetto - . Oggi la funzione della discoteca come unico luogo d'incontro si è persa, anche se la mission principale rimane quella di andare a conoscere le ragazze o i ragazzi". "Era un tempo in cui le identità erano chiare, se andava bene si discuteva, se andava male ci si menava, prima di ballare, noi in questo posto qua, loro in quel posto là - dice il disegnatore Stefano Disegni, che cura la prefazione del libro -. Oggi che la grande marmellata post-tutto ha omologato menti, scelte e gusti, si balla e basta. Ecco, secondo me non basta".

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