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Teen

Giorno della Memoria, Sami Modiano, testimone d'amore, raccontato ai ragazzi

Walter Veltroni racconta la straordinaria testimonianza del sopravvissuto ad Auschwitz

Giorno Memoria: Sami Modiano, dal lager alla vita © ANSA
  • di Marzia Apice
  • ROMA
  • 27 gennaio 2021
  • 17:34

Samuel (detto Sami) Modiano, 90 anni compiuti il 18 luglio scorso,  da ragazzino, nel 1944, fu internato con il papà Jacob e la sorella Lucia nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Riuscì, unico della sua famiglia, a sopravvivere all'orrore e poi, da adulto, ha scelto di farsi "memoria", con la sua stessa vita e il suo corpo marchiato con il numero B7456. "E' tutta la vita che mi preparo per questo libro": non ci si mette molto a capire che per Walter Veltroni, autore di "Tana libera tutti. Sami Modiano, il bambino che tornò da Auschwitz" (Feltrinelli, pp.160, 13 euro; dal 21 gennaio in libreria), tornare indietro negli anni bui del nazismo e raccontarne la ferocia attraverso la terribile storia di una delle persone a lui più care è una scelta etica, ma anche una questione personale. Lo si capisce dalla passione con cui ne scrive e dalla delicatezza, caratteristiche utili quando si cerca di arrivare a intercettare mente e cuore di un pubblico di ragazzi, a cui questo libro si rivolge.
Veltroni si mette nei suoi panni, rispettando quell'ingenua incredulità e quel dolore che Sami provò da giovanissimo, subendo soprusi inspiegabili, per il solo fatto di essere ebreo. Soprusi che per lui iniziarono già quando a 8 anni fu espulso da scuola, smettendo in quel momento di essere "un bambino che guardava al futuro" e diventando, in quanto ebreo, nella logica malata del nazismo "solo un rifiuto da rimuovere. Un errore da cancellare".
"Ho scelto lo stesso linguaggio di Sami, io con lui sono stato tante volte. E' sempre stata la sua dolcezza a colpirmi", afferma Veltroni intervistato dall'ANSA, "per quello che gli è successo, lui avrebbe tutto il diritto di odiare, invece è la persona più dolce, inclusiva, comprensiva che abbia mai conosciuto nella mia vita. Io gli voglio bene, è un esempio di come si può stare al mondo, con la forza di trasformare l'odio in amore".
    Nel libro il racconto procede con semplicità, ma viene riportato anche lo stralcio di uno degli atti ufficiali dell'intolleranza omicida, "Il manifesto della razza" del 1938. "Raccontare la storia così dura di un ragazzo ad altri ragazzi non è facile.    Una vicenda di questo tipo, che fa vedere dove l'uomo può essere capace di arrivare, rischia di creare paura. Per questo ho cercato di rispettare due esigenze: da un lato raccontare la storia di Sami, dall'altro provare a offrire anche un quadro complessivo di cosa stava accadendo", spiega l'autore.
Aveva l'urgenza di trattare un tema difficile come la Shoah? "Sì, da sempre ho l'ossessione di quel tempo della storia, se viene a casa mia vede che è tappezzata di libri su questo periodo, nel tentativo disperato di capire quello che è accaduto a tanti esseri umani, a tanti bambini come Sami - afferma - Non riesco a comprendere come delle persone che hanno causato un orrore di quella portata, poi abbiano potuto tornare a casa e magari accarezzare i loro bambini. Mi chiedo come sia potuto accadere e cercherò di capirlo fino a che avrò luce negli occhi. E' tutta la vita che mi preparo per questo libro". "Tana libera tutti" racconta anche di quel primo viaggio fatto nel 2005 da Sami Modiano ad Auschwitz, insieme a lei che era sindaco di Roma. C'è un'immagine che le è rimasta impressa? "Ce ne sono due. La prima, quando Sami è entrato nel luogo in cui lo hanno marchiato e si è sentito male", racconta, "la seconda si riferisce alla prima notte del nostro viaggio al lager. Quella sera c'era un incontro con i ragazzi, organizzato per rispondere alle loro domande. Ricordo Sami che stava lì su una sedia a parlare con loro, era l'una di notte e non volava una mosca". Veltroni ricorda anche il ruolo di Piero Terracina (che con Modiano condivise l'esperienza del campo, amico fraterno ritrovato quando ormai entrambi erano anziani), scomparso nel 2019, con il quale convinse Modiano a intraprendere il viaggio ad Auschwitz: "io e Piero gli eravamo accanto: entrambi eravamo convinti che sarebbe stato utile per lui", dice, "quel viaggio ha dato una scossa alla sua vita. Sami mi ha detto di aver capito perché era sopravvissuto proprio dalla reazione di quei ragazzi alle sue parole". Crede che difendere la memoria di ciò che è stato possa servire oggi anche a trovare il modo di affrontare questioni contemporanee complesse come le tragedie, per mare e per terra, che i migranti sono costretti a vivere nell'indifferenza generale? "Credo che nulla sia paragonabile con la Shoah, la macchina di sterminio più spietata che l'umanità abbia mai conosciuto, uno strumento concepito per annientare. Il tema è però chiedersi come si arriva a una storia come quella di Sami.
    La sua vicenda nasce dall'odio, con delle parole pronunciate da un potere assoluto che, con una campagna fatta di toni roboanti e invenzioni, indica che qualcuno non ha diritto di vivere.
    Quelli come Sami Modiano sono andati a letto bambini e una sera dopo erano ebrei: non erano più esseri umani, dovevano essere sterminati in ragione della loro identità considerata un ostacolo", spiega, "la questione dei migranti rimanda al piano culturale, umano, etico, ha anche aspetti politici ma parte comunque dall'idea di non tollerare chi è diverso. Trasmettere oggi la memoria e ragionare sui fatti serve a contrastare l'odio: se si accetta l'altro da sé allora si protegge la democrazia". Come ha reagito Sami Modiano al suo libro? "Ne è molto contento e io sono contento della sua contentezza".

  • di Marzia Apice
  • ROMA
  • 27 gennaio 2021
  • 17:34

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