"La colpa di Cloe? Essere nata uomo. E aver scelto di cambiare sesso. All'anagrafe faceva Luca Bianco, e a quanto pare a uno che nasce Luca non è consentito diventare Cloe. Non è consentito laccarsi le unghie, indossare gonne o abiti al ginocchio, fuggire da un corpo in cui si sente prigioniero, inseguire il sogno della femminilità". A scriverlo su Fb è Stefano Ferri, crossdresser, scrittore, marito e padre che veste abiti femminili e combatte da anni una battaglia per vedere affermato il diritto di vestirsi come si vuole.
"Una società fatta di bestie fallite e invidiose al punto da accanirsi contro un essere umano reo unicamente d'essere nato nell'organismo sbagliato l'ha emarginata sino a indurla al passo estremo. Qualcuno pensa che abbia esagerato. Io, che attraverso sofferenze simili sono passato, penso invece abbia avuto una reazione pari alle violenze ricevute, né più né meno. E che era talmente buona da dare questa reazione a se stessa, pagando in prima persona per l'altrui bestialità. Non confondiamo vittima e carnefice. Cloe è la vittima. I carnefici sono i mascalzoni criminali genocidi che l'hanno spinta sul dirupo. Spinta metaforica ma altamente efficiente", prosegue Ferri.
"La delegittimazione è un crimine, non giriamoci intorno. È una fucilata all'anima. È un dire "fai schifo" nel modo più subdolo e incontrovertibile -aggiunge- In attesa che i dodicenni di oggi arrivino a 50 anni e seppelliscano per sempre il mondo bigotto in cui siamo cresciuti (e che noi stessi abbiamo contribuito a tenere in vita), cerchiamo di limitare i danni ed evitare il ripetersi di tragedie così. Un modo per iniziare, molto semplice, potrebbe essere quello di eliminare la parola tolleranza. Si tollerano i delinquenti, non i trans. Anche se chi ha ridotto Cloe così, vi dirò la verità, il primo che fatica a tollerarlo sono io", conclude.
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