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Da regia a set, cinema in Italia non è mestiere per le donne

Da regia a set, cinema in Italia non è mestiere per le donne

Ricerca Cnr, meno del 10% i film diretti al femminile

ROMA, 24 gennaio 2019, 22:55

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

Valeria Golino regista di Euforia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Golino regista di Euforia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Valeria Golino regista di Euforia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo il 12% dei film a finanziamento pubblico italiano sono diretti da donne e appena il 21% dei film prodotti dalla Rai hanno una regista. Sono fra i numeri di Gap & Ciak: Uguaglianza e genere nell'industria dell'audiovisivo, evento di chiusura del progetto di ricerca 'Dea - Donne e audiovisivo' del Cnr - Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali.
    Secondo i dati meno del 10% (9,2%) sono i film diretti da donne che arrivano in sala. Il 25,7% delle produttrici sono donne, percentuale che diminuisce quando il ruolo diviene più importante, e le sceneggiatrici sono il 14,6%. Nelle troupe macchiniste, operatrici e foniche sono meno del 10%. Sono il 6,2% le direttrici della fotografia, e compongono le colonne sonore solo il 6% di donne.
    Le donne sono invece in maggioranza nei dipartimenti di casting, trucco e costumi. Dea ha usato fra le fonti, la ricerca di Ewa (European Women's Audiovisual network)e i dati di Eurimages e della Siae, ugualmente sconfortanti: ad esempio nel 2015- 2016 a depositare lavori riconducibili a un'opera cinematografica o assimilata secondo il genere sono stati 941 autori e solo 434 autrici. Una disparità molto ampia per i film di fiction destinati alla sala (depositati da 426 uomini e 168 donne) che si assottiglia per le serie tv e d'animazione, con un sorpasso 'rosa' per sitcom e soap opera. Le regie dei progetti, sono per l'87,6% di uomini e il 12.4% di donne, e le sceneggiature per il 77.9% di uomini e il 22.1% di donne.
    Molto più positivi i dati sui festival: il 33% (che sale al 51% nell'Unione Europea) dei film diretti da donne ha ricevuto una nomination o dei premi in festival nazionali o internazionali, contro il 17% dei film degli uomini che riceve nomination/premi nazionali e il 23% internazionali. "Il Mibac ha fatto anche azioni concretissime per far crescere i numeri delle donne nel cinema italiano, come l'introduzione di elementi di premialità nei vari schemi di sostegno economico della nuova Legge Cinema, per progetti che abbiano una regia femminile o abbiano la maggior parte degli autori donne" spiega all'ANSA Iole Giannattasio, della direzione generale Cinema.
    Tra i pochi uomini presenti al convegno c'era il produttore Riccardo Tozzi, fondatore e presidente di Cattleya, secondo cui una rivoluzione sta arrivando nel mondo della serialità: "Oggi se si lavora con Netflix o Amazon si ha a che fare con donne che hanno il potere di decidere e che accettano solo storie nelle quali le donne abbiano un ruolo importante, sia a livello di temi che di presenza. E' quello il futuro". Insieme alle raccomandazioni per una maggiore parità di genere (dalla formazione ai finanziamenti) formulate da Dea, tra i temi principali la necessità o meno di quote 'rosa': "Va fatta una protezione - dice la regista Anna Negri (Baby) - c'è una disparità che va spezzata". Per Antonietta De Lillo: "potrebbero essere utili delle normative che pongano un maggior equilibrio tra i film fatti dalle donne e quelli fatti dagli uomini, con protagoniste femminili e maschili. Serve una semina che dia possibilità a tutti". L'attrice e sceneggiatrice Giulia Steigerwalt di Dissenso comune porta il discorso anche sulle molestie "che nella nostra comunità sono ancora molto presenti ma per cui non ci si indigna e questo è gravissimo. Il corpo della donna è raccontato, visto e posseduto solo da una visione maschile".
   

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