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Talenti over 50, sul lavoro l'età più critica

Talenti over 50, sul lavoro l'età più critica

La vita dei cinquantenni peggiora. Discriminati uomini e donne, aziende impreparate

27 gennaio 2019, 19:25

di Agnese Ferrara

ANSACheck

talenti lavoro over 50 lavoratori in riunione - RIPRODUZIONE RISERVATA

talenti lavoro over 50 lavoratori in riunione - RIPRODUZIONE RISERVATA
talenti lavoro over 50 lavoratori in riunione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cervelli di talento che non fuggono dall’Italia ma che vengono messi da parte, quelli dei cinquantenni. L’età di mezzo, che coinvolge una massa crescente di lavoratori cosiddetti (ironia della sorte) ‘maturi’, diventa una discriminante sul lavoro, un neo nel curriculum. Nonostante qualifiche, capacità, esperienza e talento. L’Italia è un paese in cui si fanno pochi figli, è destinata ad invecchiare repentinamente e gli over 50 dovrebbe essere considerati i ‘nuovi giovani’ ma a quanto pare non riescono ad esprimere il loro potenziale sul lavoro e le imprese si dimostrano impreparate ad esaltare le loro abilità. Le difficoltà di carriera legate all’età che avanza interessano sia le donne che gli uomini. Le donne patiscono già differenze di trattamento di salario e di avanzamento professionale legate al genere e, dai 50 anni, subiscono una ulteriore battuta d’arresto, stavolta simile ai colleghi uomini. Invecchiare non è contemplato sul lavoro?
Attesta il fenomeno la nuova edizione del report ‘Talenti senza età, donne e uomini over 50 e il lavoro’ a cura del Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’università Cattolica di Milano che ha sondato le aspettative e le difficoltà di oltre 13mila dipendenti di 36 imprese italiane. L' indagine, dedicata a chi un lavoro ce l’ha è mirata a sondare le sfide, le aspettative, gli ostacoli e le opportunità per gli over 50, è stata effettuata per l’associazione Valore D che riunisce oltre 180 imprese della penisola. “Il 45,7% degli intervistati dà molto sul lavoro ma vive i momenti più problematici dai 50 anni in poi, - si legge nell’analisi. – Questi sono gli anni in cui la vita prende una strada più complessa, il 63,6% vive cambiamenti profondi che rivoluzionano l’assetto di vita e questa fascia di lavoratori, talenti ancora attivi e amanti del lavoro, sono in difficoltà”.
Si tratta di cambiamenti che spesso risultano invisibili alle imprese ma che incidono significativamente sul capitale umano. Un lavoratore over 50 su tre affronta in questo periodo eventi negativi, come una malattia propria o dei propri cari, separazioni, lutti, cambiamenti sul luogo di lavoro stesso, si legge nell’indagine che evidenzia anche come le risorse aziendali si attivino più facilmente per coloro che hanno un cambiamento di vita positivo e meno facilmente per chi vive un momento critico.
“Le aziende sono ancora fortemente impreparate a saper leggere e trattare momenti di questo tipo che però sono cruciali per le strategie di ingaggio di personale over 50. Nello studio si vede che la probabilità di restare attivi aumenta quando i lavoratori ricevono sostegno durante questi importanti periodi di transizione e quando le persone hanno la possibilità di avere un periodo di tempo per occuparsi dei cambiamenti che devono affrontare, allenando un po’ il ritmo sugli impegni lavorativi”.
“L’Italia sta invecchiando e il futuro delle imprese è soprattutto over 50, - spiega Claudia Manzi, che ha curato la direzione del progetto. “Nonostante ciò molto talento dopo i 50 anni resta invisibile, seppellito da tanti stereotipi sull’invecchiamento. Invece le aziende che lavorano su questi stereotipi per abbatterli aumentano del 57% la probabilità di avere talenti over 50 attivi e pronti a nuove sfide lavorative. E’ prioritario fornire alle imprese spunti e strumenti per conosce e valorizzare il contributo che questa fascia in crescita di lavoratori può dare loro”.
Complessivamente il campione analizzato ha delineato tre profili di lavoratori over 50: il 30,9% sono talenti attivi, con elevati livelli di performance e realizzati dal punto di vita personale. Il 45,7% sono talenti atti ma in difficoltà, cioè lavoratori che danno molto sul lavoro ma sono meno performanti rispetto ai primi e sono meno realizzati nella vita personale. Infine il 23,4% sono talenti smarriti, con bassi livelli di rendimento e di realizzazione personale.

 

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