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Memorie d'inciampo, così quelle pietre dorate costringono a non dimenticare

Memorie d'inciampo, così quelle pietre dorate costringono a non dimenticare

Oltre 60 mila in tutta Europa. Le ultime a Roma nella Tor Pignattara dei partigiani

27 gennaio 2017, 10:07

Redazione ANSA

ANSACheck

Gunter Demnig, la posa delle pietre d 'inciampo a Tor Pignattara il 12 gennaio. Foto di Luisa Fabriziani. L 'associazione Ecomuseo Casilino il 29 gennaio dedica alla memoria e alla storia della Resistenza nel quartiere una domenica speciale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gunter Demnig, la posa delle pietre d 'inciampo a Tor Pignattara il 12 gennaio. Foto di Luisa Fabriziani. L 'associazione Ecomuseo Casilino il 29 gennaio dedica alla memoria e alla storia della Resistenza nel quartiere una domenica speciale - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gunter Demnig, la posa delle pietre d 'inciampo a Tor Pignattara il 12 gennaio. Foto di Luisa Fabriziani. L 'associazione Ecomuseo Casilino il 29 gennaio dedica alla memoria e alla storia della Resistenza nel quartiere una domenica speciale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tor Pignattara, Pigneto, Centocelle, Quarticciolo, Borgata Gordiani, Alessandrino, Villaggio Breda e Quadraro, tutta quella area divenne di enorme interesse strategico subito dopo la proclamazione dell'Armistizio l'8 settembre 1943, quando le forze nazifasciste si attestarono nell'area del Cassinate, trasformando la via Casilina in principale linea di rifornimento per il fronte della Linea Gustav. All'indomani dell'occupazione nazifascista della città, il quartiere di Tor Pignattara - che compie 90 anni proprio in questi giorni - divenne una zona strategicamente importantissima, sia per la presenza della linea ferroviaria Roma-Cassino e la via Casilina, sia per la notevole concentrazione di forze antifasciste del PCI, di Bandiera Rossa e del Partito Socialista. Il Partito Comunista affidò il comando militare dei Gruppi di Azione Patriottica a Nino Franchellucci e il comando politico a Luigi Forcella. Furono così formati 6 Gap, costituiti da 4 componenti comandati da un Capogruppo. Altri uomini furono organizzati in 15 squadre militari di sostegno, con compiti di difesa e di controllo di specifici settori. Uno dei 5 Gap era comandato da Valerio Fiorentini - un giovane comunista residente in via di Tor Pignattara 99 – e composto da Paolo Angelini, Carlo Camisotti, Luciano Sbrolli.


Cantalamessa, Checchi, Corsi, Passarella e Portieri lavoravano presso la falegnameria di Pilade Forcella, in via dell’Acqua Bullicante 21. All'indomani dell'8 Settembre avevano costituito una squadra partigiana vicina al Partito Comunista, anche se alcuni suoi componenti risultano aderenti anche al Movimento Comunista d'Italia. La bottega venne indicata come deposito di armi e munizioni per il settore di Tor Pignattara.
Il 14 marzo 1944, le SS fecero irruzione nella bottega di Pilade Forcella, su indicazione di un profugo polacco nascosto nell’officina. La delazione riguardava sia il laboratorio di Pilade in via Acqua Bullicante, sia quello di Luigi Forcella, in via Capua. All'arrivo dei due camion tedeschi, un ragazzo di bottega, che si trovava ad un abbeveratoio lì vicino, ebbe la prontezza di spirito di correre ad avvisare la squadra di via Capua dell'arrivo delle SS e della perquisizione in corso presso il laboratorio di Pilade, consentendo all'altra squadra di fuggire. Nell'officina di Pilade Forcella i tedeschi effettuarono un'accurata perquisizione, senza tuttavia trovare né Forcella, né le armi. Arrestarono tutti e 6 gli operai presenti: Catalamessa, Checchi, Corsi, Passarella, Portieri e Mario Corsi e procedettero alla requisizione. Condotti a via Tasso e interrogati, 10 giorni dopo, i primi cinque, saranno fucilati alle Fosse Ardeatine.
Quello stesso giorno il Gap, comandato da Valerio Fiorentini, venne inviato presso l'abitazione di un ufficiale italiano al servizio della polizia tedesca e responsabile di numerosi arresti nell'VIII Zona, con l'obiettivo di assassinarlo, prima del suo trasferimento al nord presso i comandi della Repubblica Sociale Italiana. Il Gap di Fiorentini venne sorpreso in una retata delle SS sul tram diretto a piazza Fiume, all'altezza della Caserma Macao. Fiorentini, Angelini, Camisotti e Sbrolli furono riconosciuti da una spia – probabilmente lo stesso profugo polacco – arrestati e condotti a Via Tasso. Moriranno anche loro trucidati alle Fosse Ardeatine. A Valerio Fiorentini sarà conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare.

E' la memoria di Stefania Ficacci, Vega Guerrieri e Giulia Zitelli. A loro si deve la posa, il 12 gennaio 2017, per  Renato Cantalamessa, Egidio Checchi, Orazio Corsi, Mario Passarella, Alessandro Portieri e Valerio Fiorentini in via dell’Acqua Bullicante, 21 e via di Tor Pignattara, 99 delle Pietre D'inciampo, che per l'ottava edizione sono installate a Roma per non dimenticare, arrivando nella capitale al numero totale di 260.

 

Qui la posa nelle foto di Luisa Fabriziani dell'associazione Ecomuseo Casilino che per il 29 gennaio ha organizzato una domenica speciale dedicata al percorso nel quartiere tra gli inciampi di quella memoria dolorosa.

E' un inciampo visivo che in tutta Europa costringe i passanti al ricordo costituendo anno dopo anno una straordinaria mappa della memoria in cui si ricordano le follie naziste contro ebrei, dissidenti, omosessuali, rom e sinti. 

Gli Stolpersteine, - pietre d'inciampo appunto - sono un progetto artistico animato da ragioni etiche, storiche e politiche. L’idea di Demnig risale al 1993 quando l’artista è invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti. All’obiezione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom, l’artista decide di dedicare tutto il suo lavoro alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, militari, rom, omosessuali, testimoni di Geova, disabili. Con un segno concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria deve costituire parte integrante della nostra vita quotidiana.
Sceglie dunque il marciapiede prospiciente la casa in cui hanno vissuto i deportati e vi installa altrettante “pietre d’inciampo”, sampietrini del tipo comune e di dimensioni standard (10x10 cm.). Li distingue solo la superficie superiore, perché di ottone lucente.
Su di essa sono incisi: nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte.
Il giorno e l’ora della collocazione delle pietre è annunciata agli inquilini da una lettera del Municipio in cui si spiega che il progetto vuole “ricordare abitanti del quartiere uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia o oggetto di persecuzione perché omosessuali”.
L’inciampo non è fisico ma visivo e mentale, costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità e agli attuali abitanti della casa a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità.
I primi Stolpersteine sono stati installati a Colonia nel 1995; da allora questa straordinaria mappa della memoria europea si è estesa sino a includere oltre 60.000 pietre. Invitato per la prima volta in Italia nel 2010, Gunter Demnig ha consentito al nostro paese di entrare a far parte di questo grande circuito internazionale della memoria.
Gli Stolpersteine sono finanziati da sottoscrizioni private; il costo di ognuno, compresa l’installazione, è di 120 euro.
A Roma, presso la Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia è attivo uno “sportello” (casadellamemoria@bibliotechediroma.it / tel. 06/45460501) curato da Liliana Bilello ed Elisa Guida. A loro possono rivolgersi quanti intendono ricordare familiari o amici deportati attraverso la collocazione di uno Stolpersteine davanti alla sua abitazione.
Il sito web www.memoriedinciampo.com , realizzato da Giovanni D’Ambrosio e Paolo La Farina, documenta tutte le edizioni precedenti: la mappa dei luoghi dove sono stati installati i sampietrini, fotografie, film e testimonianze, il lavoro svolto dagli studenti che hanno aderito al progetto didattico, testi storici e critici relativi alla deportazione di ebrei, politici e militari, un profilo biografico dell’artista.
All’ottava edizione sarà nuovamente affiancato il progetto didattico curato da Annabella Gioia e Sandra Terracina: ogni Municipio coinvolto sceglie una o più scuole cui affidare una ricerca storica sui perseguitati alla cui memoria sono dedicati i sampietrini. I risultati delle ricerche saranno pubblicati, come i precedenti, sul sito. I Municipi sono coadiuvati dall’associazione Progetto Memoria e dall’Irsifar (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza

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