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Cannes: Charlotte Gainsbourg, amo mamma Birkin

Cannes: Charlotte Gainsbourg, amo mamma Birkin

Film racconta il privato e apre la casa cantante 30 anni dopo

CANNES, 08 luglio 2021, 16:51

(dell'inviata Alessandra Magliaro)

ANSACheck

Jane By Charlotte Premiere - 74th Cannes Film Festival © ANSA/EPA

Jane By Charlotte Premiere - 74th Cannes Film Festival © ANSA/EPA
Jane By Charlotte Premiere - 74th Cannes Film Festival © ANSA/EPA

 Camminano vicine, si tengono strette, poi Charlotte la stringe, l'abbraccia di slancio. Una scena liberatoria e pubblica accaduta al festival alla premiere di Jane by Charlotte ma che è il simbolo tangibile, reale di questo film e fa sentire tutti noi spettatori un po' dei voyeur.
    C'è una figlia che abbraccia una madre ma la prima si chiama Charlotte Gainsbourg, la seconda è il mito Jane Birkin.
    Attrice, cantante, qui al suo esordio alla regia, la Gainsbourg che a Cannes aveva accompagnato Lars Von Trier nello scandaloso Antichrist nel 2009 e poi per Melancholia, prima ancora appena 19enne i fratelli Taviani con Il Sole anche di notte e in varie altre occasioni, con Jane by Charlotte mette in piazza la sua famiglia, ci fa entrare nel clan Gainsbourg e chiude un po' i conti con il passato. Con lei sul tappeto rosso c'erano anche Ben (24 anni), Alice (18 anni) e Jo (10 ) avuti con Yvan Attal, una riunione familiare dal sapore conciliatorio. Charlotte, la figlia del provocatorio, trasgressivo autore francese Serge Gainsbourg, chiede alla madre di raccontare come erano quegli anni, quelli di una coppia sotto i riflettori, discussa, famosissima. "Non ho mai dormito una notte senza sonniferi", racconta Birkin oggi in versione nonna che cucina ai nipoti, non in perfetta salute. Charlotte vuole sapere tutto su sua madre.
    "Questo film - racconta - è un documentario certo ma soprattutto una lunga avventura emozionante, quasi un pretesto per godere di lei e allo stesso tempo la fine di qualcosa, come un punto e a capo. Più la guardo e più la amo", confessa. Una vita, quella di Jane musa di Serge, che dai tempi di Je t'aime... moi non plus, è stata un susseguirsi di tournee, successi, dipendenze da farmaci e alcool. Lo chansonnier dalle gitanes sempre accese appare in un filmino amatoriale a metà del film, come fosse stato un fantasma fino a quel momento: lo si vede giocare con Charlotte piccola.
    Poi il colpo di scena: mamma Jane accompagna la figlia a visitare l'appartamento di Serge, 30 anni dopo la sua morte (2 marzo 1991). Dentro, buio e polvere, un museo con strumenti musicali, libri, dischi, premi tantissimi, una cucina con cibo persino esploso dopo tutto questo tempo, il bagno dove Jane riconosce e quasi accarezza i suoi profumi di allora. Ad un certo punto Charlotte inquadra anche Lemon Incest, il singolo che fece incredibile scandalo: con lei bambina 12enne cantante insieme al padre. Si avverte "un peso", esperienze forti che hanno segnato anche la vita di Charlotte ad un certo punto trasferitasi a New York per anni. E poi viene fuori il dolore "quello da cui non mi sono mai ripresa", dice la 74enne Birkin: per la morte tragica di Kate, la figlia avuta dal compositore John Barry, caduta dalle scale di un palazzo. Quasi conti da chiudere, "ora mi sento più tranquilla, più serena", dice Charlotte che con il film sembra quasi si sia tolta un peso.
   
   

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