Nadia Toffa è morta. La causa è nota, il cancro tornato potente con una recidiva, perchè la stessa Iena lo aveva reso pubblico e raccontato giorno dopo giorno sui social. Il libro, uscito per Mondadori ad ottobre 2018, "Fiorire d'inverno" aveva suscitato più di una polemica perchè scriveva: "in questo libro vi spiego come sono riuscita a trasformare quello che tutti considerano una sfiga, il #cancro, in un dono, un'occasione, una opportunità". Oggi quella frase, nel giorno in cui bisogna fare i conti dolorosi con la sua morte prematura a 40 anni, assume un significato ancora più potente.
Eliminare, anche nel linguaggio, la retorica della 'battaglia', della vittoria e della sconfitta e accogliere invece quella dell'accettazione, del dono, dell'occasione di conoscenza interiore, vada come vada, sia se le cure hanno efficacia sia se non la hanno. Niente sarà più come prima, hanno commentato le Iene, per ricordare la loro Nadia. Ma 'niente sarà più come prima' è già stato il leit motiv della vita di Nada Toffa dopo l'inizio choc della scoperta della malattia.
"E' la sfida più difficile della mia vita" scriveva nel libro la Toffa e la sfida era quella di fare i conti con il dolore, il cambiamento fisico, la spossatezza, l'ansia dei bollettini medici. Una sfida che lei ha con coraggio reso pubblica per testimoniare la sua voglia di vivere.
I progressi scientifici sulle malattie gravi, come il cancro, sono all'ordine del giorno e danno certamente speranza per il futuro ma hanno come corollario il convincimento generale che di tumore oggi si guarisce e questa, come la storia di Nadia Toffa evidenzia (ma si può citare un altra morte recente, l'autore Mattia Torre anche lui vittima della recidiva di un brutto cancro) si tratta di una (semi) bugia.
La diffusione incredibile di questa malattia e le sue cure spesso molto efficaci rendono sempre più importante il tema della 'convivenza con il cancro'. Negli ospedali italiani sono tantissime le pratiche di aiuto in questo senso ma all'estero ci sono anche esempi davvero meravigliosi di strutture dedicate, come la rete dei Maggie's Centres estesa recentemente all'Europa continentale con un primo esempio aperto in Spagna a Barcellona, Kalida San Pau, un progetto disegnato da Benedetta Tagliabue: una casa accogliente, per ricevere aiuto complementare rispetto alle cure mediche, esempio di design curativo.