A un anno dal clamoroso divorzio tra Adidas e Kanye West, il New York Times torna a indagare sul rapporto tra il colosso dello sportswear tedesco e il rapper in odore di antisemitismo. "Sembrava all'epoca il culmine di settimane di frasi al vetriolo contro neri ed ebrei. In realta' quella partnership era stata problematica fin dall'inizio", scrive oggi il giornale.
West, che oggi si fa chiamare Ye, non perdeva occasione, secondo i risultati dell'indagine, di assoggettare il personale a battute antisemite, abusi verbali e crudi commenti a carattere sessuale. Il Times ha intervistato dipendenti ed ex dipendenti sia di Adidas che di West e consultato centinaia di documenti interni tra cui contratti, sms e documenti finanziari. Ne e' emerso che per almeno dieci anni Adidas chiuse un occhio sul comportamento sempre piu' erratico di Kanye, e non e' chiaro se l'azienda abbia mai invocato una clausola "morale" introdotta nel 2016, al primo rinnovo del contratto con il rapper, che la autorizzava a rompere l'accordo in caso di comportamenti che avessero provocato scandali.
Fin dall'inizio West aveva mostrato una fissazione su temi nazisti e l'iconografia hitleriana e una volta chiese a un dipendente ebreo di baciare ogni giorno un ritratto del Fuhrer.
Nel 2013 poi, subito dopo aver firmato il primo contratto, il rapper costrinse dipendenti Adidas a guardare video pornografici durante una riunione nella sua casa di Manhattan. Non fu l'unico episodio del genere, si legge nell'inchiesta. Adidas si adatto' al comportamento di Kanye adottando strategie simili alle rotazioni del personale tra i pompieri che combattono gli incendi: "Siamo in codice rosso", scrisse un manager nel 2019: "La prima linea e' esausta e non si sente sostenuta".
A dispetto dei problemi, Adidas continuo' ad aumentare i compensi di Ye, arrivando nel 2019 a 100 milioni di dollari all'anno, nominalmente per il marketing, ma che lui poteva spendere con minima supervisione. Un anno fa, il divorzio con la decisione, poi revocata, di sospendere la vendita delle sneaker Yeezy: quando in maggio 1,3 miliardi di dollari di scarpe da sport disegnate dal rapper sono tornate sul mercato, una percentuale dei proventi e' andata in charity, ma la maggior parte e' finita nelle casse di Adidas e a West sono andate le royalties.
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