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Scuola: tanti in presenza anche in zone rosse

Scuola: tanti in presenza anche in zone rosse

Numerose le deroghe. Cgil firma nuovo contratto Dad

ROMA, 07 novembre 2020, 08:35

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Con il nuovo lockdown nelle zone rosse e le limitazioni imposte a tutte le scuole dall'ultimo Dpcm, sono a casa 4 milioni di studenti ma in realtà a conti fatti saranno molti gli alunni che frequenteranno la scuola in presenza, ben oltre le aspettative, date le numerose deroghe al principio di tenere i ragazzi a casa. Non è sicuramente insomma un lockdown come quello di marzo, innanzitutto perchè, anche nelle zone rosse, i bambini più piccoli, fino alla prima media, continueranno ad andare a scuola. E intanto anche la Flc Cgil, secondo quanto si apprende, avrebbe messo la propria firma sul contratto sulla didattica a distanza, già firmato nelle scorse settimane da Cisl e Anief. La firma sarebbe stata raggiunta con la sottoscrizione di una intesa politica che affronta i temi delle relazioni sindacali, prevede un monitoraggio costante sulla didattica a distanza, come sostenere la connettività delle scuole e prevederebbe anche risorse finanziarie. Il ministero dell'Istruzione, conseguentemente, emanerà nelle prossime ore una nuova nota sulla gestione della Didattica digitale integrata.
    Nonostante quindi siano partite le 'zone rosse' in classe -che prevedono didattica a distanza al 100% dalla seconda media a tutte le superiori- andranno in classe gli alunni che devono svolgere attività di laboratorio o esercitazioni pratiche, purchè avvengano nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, studenti impegnati in percorsi per le competenze trasversali, alunni con disabilità o con disturbi specifici di apprendimento per i quali sia preferibile la scuola in presenza, gruppi di alunni che siano compagni di classe di ragazzi con disabilità per permettere al disabile di interagire ed avere una effettiva e reale inclusività. E ancora, possono frequentare gli alunni in condizione di "digital divide", se il problema non è risolvibile, alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri) direttamente impegnato nel contenimento della pandemia, alunni figli del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali, dietro motivate richieste, alunni dei convitti nel caso in cui le scuole siano poste nel medesimo edificio o in edifici contigui. Infatti, in questa circostanza, l'eventuale passaggio alla didattica a distanza non recherebbe alcun beneficio alla salute pubblica, poichè gli studenti risiedono a pochi metri di distanza dalle aule. E ancora, avranno lezioni in presenza gli studenti costretti a fare scuola in ospedale, gli alunni impegnati in progetti di istruzione domiciliare, gli alunni adulti la cui istruzione sia realizzata attraverso i Centri provinciali di istruzione. Anche per questi è possibile mantenere la didattica in presenza, salvo che per un 20% di monte ore da effettuare a distanza.
    Per le attività presso le scuole con sedi carcerarie, viene garantito il diritto all'istruzione, secondo le modalità da concordare con i direttori degli istituti penitenziari. Critiche sono arrivate dal segretario della Uil scuola, Pino Turi. "Fermo restando il rispetto, la considerazione e la gratitudine che abbiamo nei confronti del personale impegnato in prima linea in questa emergenza, come quello sanitario, siamo convinti - dice Turi - che sia un errore di fondo far passare l'idea che sia necessario garantire la presenza a scuola di determinate categorie di alunni piuttosto che altri. Non si può parlare di key worker. La scuola vale per tutti. L'altro errore che non vorremmo fosse commesso è quello di considerare le scuole aperte solo per gli studenti disabili e inserirli in una categoria speciale, estranea al lavoro della classe".
   

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