Nahel Al Halabi è un compositore e
direttore d'orchestra di Damasco, esule a Mantova. Con la
Diocesi locale, il Comune e l'Unhcr, Nahel ha promosso il
progetto "Amata Siria", nato per raccontare in musica il dolore
della sua terra piegata da una lunga guerra. A raccontare la
storia è il Sir.
"Muore solo chi viene dimenticato, nessuno è solo se la sua
sofferenza viene condivisa": Nahel Al Halabi parla così,
all'agenzia dei vescovi, della sua Siria da dove manca dal 2012,
da quando cioè la guerra lo ha costretto a partire lasciando
prestigiosi incarichi, quello di professore ordinario presso il
Conservatorio Superiore di Musica di Damasco, la direzione dei
Conservatori del Paese e la guida dell'Orchestra Filarmonica
Siriana.
E in Italia allora ha deciso di dare vita al progetto di
mettere tante storie in musica. Nahel ha cominciato a
organizzare concerti di solidarietà, con musicisti da tutta
Italia e coinvolgendo anche gli studenti del liceo musicale e
coreutico della città lombarda. "Il progetto - puntualizza Nahel
- è indipendente da qualsiasi credo politico, etnico o religioso
e vuole unirsi a tutti coloro che operano per il bene della
Siria".
Il nome del progetto "Amata Siria", rivela il maestro, nasce
dalle "toccanti espressioni che Papa Francesco indirizza spesso
al popolo siriano. Il Pontefice ogni volta che cita la Siria usa
l'aggettivo 'amata'". Lo scorso 27 febbraio Nahel era in piazza
san Pietro all'udienza di Papa Francesco. Al pontefice ho detto:
"milioni di siriani hanno perso la speranza. L'unica è lei
Santità".
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