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Associazione vittime dovere, no ad amnistia e indulto

Associazione vittime dovere, no ad amnistia e indulto

"Qualcuno vuole approfittare delle difficoltà del momento"

ROMA, 04 dicembre 2020, 17:34

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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L'Associazione Vittime del Dovere, che cerca costantemente di dare voce ai numerosi familiari di quelle donne e di quegli uomini che, indossando una divisa hanno dato la propria vita per garantire sicurezza alla collettività, non può tacere il suo dissenso di fronte alle incessanti proposte, imbarazzanti e discutibili, che vorrebbero indurre la politica italiana a dispensare a piene mani amnistia e indulto, quali soluzioni al diffondersi del Covid 19 all'interno delle carceri italiane.
    In uno scenario in cui ogni giorno nelle terapie intensive e nei reparti ospedalieri centinaia di malati combattono una dura battaglia contro il Covid speranzosi di riabbracciare i propri cari, in un contesto in cui tutti i cittadini restano responsabilmente a casa nella convinzione di ritornare presto alla normalità, in cui i giovani sacrificano socialità e la propria spensieratezza, in cui gli anziani combattono contro la solitudine del forzato isolamento, in cui il personale sanitario svolge con dedizione il proprio lavoro seppur in condizioni fisiche estenuanti, in cui le forze dell'Ordine e Forze Armate sono in prima linea per assicurare ordine e giustizia, c'è qualcuno che vorrebbe approfittare delle difficoltà del momento e della distrazione generale per ottenere la cancellazione dei reati commessi e l'annullamento della pena. L'Associazione Vittime del Dovere dice no ad amnistia, no ad indulto.
    Le famiglie delle Vittime del Dovere lanciano un appello di aperto disaccordo rispetto alle assurde richieste urlate insistentemente dalle "solite lobby" che in nome di un virus vorrebbero vanificare il lavoro svolto dalle forze dell'ordine, in sfregio ai sacrifici portati avanti quotidianamente da tutti i cittadini onesti. Amnistia e indulto sono richieste immorali che annullerebbero lo stesso concetto di certezza della pena, presupposto indispensabile dello stato di diritto di qualsiasi paese civile.
    Occorre ricordare che solo pochi mesi fa, nel corso delle note rivolte carcerarie, consumatesi nei primi giorni dell'emergenza sanitaria, detenuti violenti ed irresponsabili hanno causato ben 35 milioni di euro di danni all'interno delle strutture di detenzione; 14 reclusi sono morti per avere assunto, fuori controllo, metadone indebitamente sottratto alle infermerie devastate; decine di valorosi agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti e hanno riportato profonde ferite sul corpo e nell'anima.
    Centinaia di detenuti facinorosi hanno agito con violenza inaudita, distruggendo beni collettivi senza alcun rispetto.
    Soggetti sobillati, probabilmente dalla criminalità organizzata, hanno fatto pressioni e violenze anche su quei detenuti che invece credono nel concetto di rieducazione all'interno del carcere e hanno un atteggiamento propositivo e volontà di riabilitazione nel contesto sociale.
   

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