In tempi di campagna elettorale, giocata
prevalentemente sull'informazione, le 'fake-news' tornano
prepotentemente alla ribalta. Ma non si tratta di un tema solo
nazionale come dimostra, ad esempio, la 'guerra' sulle 'fake' in
corso tra autorita' Usa e Russia. Per questo "il tema delle fake
news deve essere affrontato a livello sovranazionale perché
tramite i social network le notizie false rimbalzano da un
continente all'altro e le attività di prevenzione e contrasto
non saranno efficaci se organizzate in modo disorganico ed in
chiave esclusivamente nazionale", spiega Eugenio Albamonte,
presidente dell'Anm e, come pm a Roma, tra i massimi esperti
nelle inchieste sulla criminalita' informatica, nel corso del
convegno "Fake news, manipolazione e disinformazione in rete",
organizzato dall'Ordine degli avvocati di Roma e dall'Adgi
(associazione donne giuriste italiane) di Roma. "Il red button
approntato dal Ministero dell'Interno con il coinvolgimento
della Polizia Postale - aggiunge il magistrato - è una prima
risposta, apprezzabile ma non risolutiva. E' necessario
immaginare che sull'argomento operi una rete di competenze che
coinvolga non solo la polizia ma il mondo dell'università, le
istituzioni i mass media tradizionali ed i social network,
eventualmente coordinati da un'autorità garante, che operi
individuando le notizie false, elaborando le smentite e
diffondendole capillarmente in rete nello stesso modo nel quale
si propagano le false notizie. La risposta alle fake news non è
la censura ma la diffusione di notizie vere. E' poi
indispensabile lavorare alla creazione di una coscienza critica
nei fruitori del web che consenta di distinguere le fonti
autorevoli e crei in ciascuno di noi gli anticorpi per
contrastare i danni della falsa informazione". Una situazione
complessa secondo l'avvocato Maddalena Del Re, presidente
dell'Adgi, Sezione di Roma, che , sintetizzando gli interventi
dei relatori al convegno, spiega come sia necessario "prevenire
attraverso l'educazione delle nuove generazioni sottolineando la
differenza tra responsabilità individuale e collettiva". Insomma
occorre "insegnare ai giovani e non solo a loro, a coltivare il
dubbio di fronte alla 'notizia' e quali sono i pericoli nel
delegare ai social network la 'pulizia'
dell'informazione".
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