"Di quell'8 agosto di 32 anni fa
ricordo la paura, la sofferenza, la fame, il sudore. Un conto è
vedere quelle immagini in tv, un conto è esserci dentro,
toccarli, sentire il loro dolore e i loro sorrisi. La Vlora è
ancora oggi il simbolo della migrazione: quella gente aveva sete
di libertà". Così Nicola Montano, ispettore della polizia di
Stato, ricorda lo sbarco dei circa 20.000 albanesi che nel 1991
giunsero nel porto di Bari a bordo della Vlora, nel 32esimo
anniversario dello sbarco ricordato questa mattina nel teatro
Piccinni.
A Montano, che gestì con grande umanità le prime operazioni,
il Comune di Bari ha consegnato una pergamena commemorativa,
così come a Luca Turi, giornalista e fotoreporter; Eva Karafili,
una dei passeggeri della Vlora che da allora vive e lavora a
Bari occupandosi di animazione sociale e di teatro; e a Duli
Caja, l'artista albanese autore dell'arazzo esposto nella sala
giunta di palazzo di città. L'opera, realizzata nel 2014 con
scampoli di tessuto colorato, è composta da circa ventimila
bottoncini cuciti sulla stoffa, che richiamano il numero di
persone a bordo della Vlora.
"Il rinascimento barese è iniziato 32 anni fa con l'arrivo
della Vlora - ha dichiarato a margine dell'evento l'assessora
alle Culture, Ines Pierucci - è stato uno spartiacque storico.
Da quel momento, a due anni dalla caduta di Berlino, una serie
di dittature sono state spazzate via dall'Europa, nella quale
speriamo l'Albania possa rientrare al più presto". "Se avessimo
imparato qualcosa da quell'esperienza migratoria così importante
- ha concluso - sicuramente avremmo gestito diversamente le
migrazioni attuali. Ci fu molta accoglienza da parte dei baresi
e tanto spirito di adattamento da parte dei baresi".
Sul palco del Piccinni è andato anche in scena lo spettacolo
La nave dolce di Daniela Nicosia, con Massimiliano Di Corato.
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