Nel bel mezzo della pandemia causata dal COVID-19, che al momento della stesura di questo contributo aveva causato la morte di quasi 120.000 persone in tutto il mondo, vi è una crescente preoccupazione per l'attività della mafia sia durante l’emergenza che all’indomani.
Il rischio è non solo in Italia ma per tutta l’Europa. In Italia con migliaia di stabilimenti chiusi nel mese scorso - compresi bar, ristoranti e negozi - imprenditori e lavoratori sono stati profondamente colpiti dal confinamento. Come se non bastasse, i circa 3,3 milioni stimati di lavoratori impiegati nella cosiddetta economia informale del paese - che ha un valore stimato fino a € 211 miliardi - è effettivamente esclusa dal sostegno finanziario del governo.
I gruppi mafiosi italiani hanno, in risposta, cercato di consolidare il loro sostegno sociale distribuendo cibo gratis nella comunità.
Preoccupato per questo sviluppo, il centro studi internazionale Global Initiative against Transnational Organized Crime (Iniziativa globale contro il crimine organizzato transnazionale, GI-TOC) ha avuto il privilegio di riunire quattro figure di spicco nella lotta italiana contro la mafia per una round table virtuale, volto a discutere su come la mafia si stia riposizionando durante la pandemia, quali sono le implicazioni e come il governo si stia attrezzando di conseguenza.
A realizzare le interviste è stato Sergio Nazzaro, che lavora nell'entourage della comunicazione per la presidenza della Commissione parlamentare Antimafia: ne è nato un documento che contiene le risposte
del procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho
del capo della Polizia, Franco Gabrielli
del presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra
del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri
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